venerdì 28 febbraio 2014

LA PREGHIERA DI SANT’EFREM IL SIRO

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LA PREGHIERA DI SANTEFREM IL SIRO

SantEfrem ha composto una piccola e incisiva preghiera che la Chiesa Ortodossa recita ogni giorno nelle sue ufficiature quaresimali. Da essa si comprende la prospettiva nella quale si pone il cristiano ortodosso praticante. Tutto ciò che ripiega la persona su se stessa (ozio, curiosità, superbia, loquacità, giudizio del fratello) viene rigettato. Viene fermamente richiesto quanto appartiene alla pura oblatività (saggezza, umiltà, pazienza, amore) nella serena considerazione della propria creaturalità (vedere le mie colpe). Naturalmente tutto ciò non è finalizzato ad acquisire una moralità che edifichi gli altri. Si può dire che sia paragonabile all'attenzione del funanbolista il quale, se vuole attraversare la corda e giungere alla fine del suo esercizio, prende le dovute precauzioni. Queste precauzioni sono ripresentate alla memoria, durante il momento liturgico, e domandate a Dio. Senza di esse non c'è spirito quaresimale 

Signore e Sovrano della mia vita, non darmi uno spirito di ozio, di curiosità, di superbia e di loquacità.
Segue una grande metania (prostrazione)

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Concedi invece al tuo servo uno spirito di saggezza, di umiltà, di pazienza e di amore.
Segue una grande metania
Sì, Signore e Sovrano, dammi di vedere le mie colpe e di non giudicare il mio fratello; poiché tu sei benedetto nei secoli dei secoli. Amin.
Dopo questo versetto altre 12 piccole metanie dicendo per ciascuna:


O Dio, sii propizio a me peccatore e abbi pietà di me.
Di nuovo una grande metania e lultimo versetto della preghiera:
Sì, Signore e Sovrano, dammi di vedere le mie colpe e di non giudicare il mio fratello; poiché tu sei benedetto nei secoli dei secoli. Amin.

sta in
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giovedì 27 febbraio 2014

Sermone pronunciato nella Domenica dei Latticini San Giovanni di Kronstadt



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Sermone pronunciato nella Domenica dei Latticini
 
San Giovanni di Kronstadt

“Perché se voi perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è in Cielo perdonerà anche a voi. Ma se non perdonerete agli altri il male che hanno fatto, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe”
Matteo 6, 14-15

Questa domenica si chiama comunemente domenica del perdono, poiché oggi si legge il brano dell’Evangelo in cui ci si comanda di perdonare i peccati commessi nei nostri riguardi dal nostro prossimo, affinché anche a noi il Padre nostro celeste perdoni le nostre innumerevoli colpe. Perciò, da epoca immemorabile, tra i Cristiani devoti c’è l’abitudine di chiedere oggi, ed in tutta la settimana dei latticini, perdono delle colpe reciproche. È un uso bellissimo, veramente cristiano, poiché chi fra noi non pecca contro il suo prossimo con la parola, con le opere e con i pensieri? Il chiedere perdono dimostra la nostra fede nell’Evangelo, la nostra umiltà, l’assenza della cattiveria in noi e l’amore per la pace. Invece la mancanza del desiderio di chiedere perdono a coloro contro i quali siamo realmente colpevoli, è prova di poca fede, di superbia, di presunzione, di ricordo del male ricevuto, di non sottomissione all’Evangelo, di opposizione a Dio e di accordo con il demonio. Eppure noi tutti per la grazia siamo figli del Padre nostro che è nel Cielo, siamo membri del Cristo nostro Dio, membri del Corpo della Chiesa, che è il Suo Corpo e membri uno dell’altro. “Dio è amore”[1] e più di ogni sacrificio ed olocausto si richiede a noi amore reciproco, “poiché chi ama è paziente e premuroso. Chi ama non è geloso, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio. Chi ama è rispettoso, non va in cerca del proprio interesse, non conosce la collera, dimentica i torti. Chi ama rifiuta l’ingiustizia, la verità è la sua gioia. Chi ama, tutto scusa, di tutti ha fiducia, tutto sopporta, non perde mai la speranza. Cesserà il dono delle lingue, la profezia passerà, finirà il dono della scienza, l’amore mai tramonterà”[2].
 
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Tutta la legge di Dio è con tenuta in due parole: Ama Dio ed il prossimo. Tuttavia il cuore dell’uomo è estremamente egoista, insofferente, cattivo e ricorda i torti ricevuti. Esso è pronto ad adirarsi contro il suo prossimo non solo per il male fatto, ma anche per quello supposto, non solo per una parola offensiva, ma anche per un’espressione sgradita, sincera, severa, addirittura per uno sguardo che gli sembra non buono, e quasi quasi si irrita per i pensieri che immagina nel suo prossimo. Il Signore, che vede nei nostri cuori, così si esprime sul cuore dell’uomo: “Infatti dall’intimo, dal cuore dell’uomo escono tutti i pensieri cattivi che portano al male: i peccati sessuali, i furti, gli assassinii, i tradimenti tra marito e moglie, la voglia di avere le cose degli altri, le malizie, gli imbrogli, le oscenità, l’invidia, la maldicenza, la superbia, la stoltezza”[3]. Ma contro una grave malattia bisogna adoperare anche rimedi adatti. Alla profonda cattiveria umana si contrappone l’infinita misericordia e la grazia di Dio, con il cui aiuto si può vincere ogni male ed in sé e negli altri, con la mitezza, con la mansuetudine, con l’arrendevolezza, con la pazienza, con la sopportazione. “Ma io vi dico – annuncia il Signore – non vendicatevi contro chi vi fa del male. Se uno ti da uno schiaffo sulla guancia destra, tu presentagli anche l’altra. Se uno vuol farti il processo per prenderti la tunica, tu lasciagli anche il mantello”[4]. In cambio del perdono al nostro prossimo, ci è promesso il perdono dei peccati dal Padre nostro che sta in Cielo, la misericordia al giudizio finale, la beatitudine eterna: “Beati quelli che hanno compassione degli altri, perché Dio avrà compassione di loro”[5]. Ed alla collera, che non si placa, il giusto giudizio di Dio minaccia l’eterna dannazione.


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Ascoltate un episodio, dal quale risulta evidente che Dio castiga già in terra le persone che nutrono sentimenti d’ira vicendevole ed irriducibile. Nella Laura Kievo-Pecerskaja nel passato vivevano due monaci, lo ieromonaco Tito ed lo ierodiacono Evagrio. Per alcuni anni furono amici tra loro, ma poi per qualche motivo concepirono un’inimicizia ed un odio reciproco. Questo stato di cose durò a lungo e tuttavia essi, senza riconciliarsi, osavano offrire la vittima incruenta a Dio. Sebbene i confratelli li consigliassero di porre fine alla loro inimicizia e che vivessero tra loro in pace ed amicizia, i loro tentativi erano inutili. Un giorno lo ieromonaco Tito si ammalò gravemente. Disperando di guarire, egli cominciò a piangere amaramente per il suo peccato e mandò a chiedere perdono al suo nemico. Ma Evagrio non voleva neppure sentirne parlare e si mise a maledirlo violentemente. I confratelli, addolorati per un siffatto ostinato errore, con la forza lo trascinarono dal morente. Tito, quando vide il suo nemico, con l’aiuto dei confratelli si levò dal letto e cadde in ginocchio davanti a lui chiedendogli perdono. Ma Evagrio era talmente inumano che gli voltò le spalle e gli gridò: “Né in questa né nella vita futura voglio riconciliarmi con lui”. E, sfuggito dalle mani dei confratelli, cadde a terra. I monaci volevano sollevarlo, ma rimasero interdetti constatando che era morto ed ormai talmente freddo, come se fosse morto da lungo tempo. Il loro stupore s’accrebbe quando lo ieromonaco Tito, nello stesso momento, si levò dal letto guarito, come se mai fosse stato malato. In preda al terrore per un avvenimento così inconsueto, i monaci circondarono Tito chiedendogli: “Che cosa significa ciò?” Ed egli rispose: “Essendo in preda ad una grave malattia, finché io, peccatore, mi adiravo con il mio confratello, vedevo gli Angeli che da me si allontanavano e piangevano per la dannazione della mia anima, mentre gli spiriti impuri si rallegravano; questa è la causa per cui desideravo riconciliarmi con il mio confratello. Ma appena lo portaste qui ed io m’inchinai davanti a lui, mentre egli mi malediva, vidi un Angelo minaccioso colpirlo con una lancia di fuoco e l’infelice cadde morto a terra. A me lo stesso Angelo diede la mano e mi sollevò dal letto”. I monaci piansero sull’amara morte di Evagrio e da quel tempo cominciarono ad osservare la regola che il sole non tramontasse mentre avevano l’animo in preda all’ira.
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Fratelli e sorelle! Il ricordo dei torti ricevuti è un vizio tremendo e quanto è abominevole davanti a Dio, altrettanto è rovinoso nella società. Noi siamo stati creati ad immagine e somiglianza di Dio; la mitezza e l’assenza dell’ira debbono essere le nostre immutabili caratteristiche. Infatti anche Dio con noi procede con la sua misericordia; sopporta e perdona innumerevoli volte. Ed anche noi dobbiamo perdonare. Chi invece ricorda i torti ricevuti non ha in sé l’immagine e la somiglianza di Dio: esso è piuttosto una fiera che un uomo. Amìn.


Da: “Velikij Post”, pp. 52-56.
In: “Messaggero Ortodosso”, Roma, febbraio-marzo 1985, 1-4. trad. di A. S.

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[1] I Giovanni 4, 8.
[2] I Corinti 13, 4-8.
[3] Marco 7, 21-22.
[4] Matteo 5, 39-40.
[5] Matteo 5, 7: “Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia!”.

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mercoledì 26 febbraio 2014

Meditazione sul perdono -il nostro Padre tra i Santi Afraate il Saggio nella e della santa tradizione una ed indivisa siro orientale


 
Meditazione sul Perdono
il nostro Padre tra i Santi Afraate il Saggio  nella e della santa tradizione una ed indivisa siro orientale

MEDITAZIONE SUL PERDONO
Quando la preghiera è pura
essa è recepita
e quando non è pura
essa non è recepita,
ma vi sono in mezzo a noi persone
che moltiplicano le loro preghiere,
prolungano la supplica,
si prostrano e tendono le mani,
ma sono molto lontani dalle opere
della preghiera.
Pregano la preghiera
del nostro Vivificatore
che insegna:
Rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori


Dapprima rifletti in coscienza
per sapere se tu perdoni,
e allora prometterai: «lo perdono ».
Perché non devi mentire a Dio
dicendo «lo perdono» se tu non perdoni.
Bisogna dunque che tu perdoni
al tuo debitore
prima di pregare.
Poi prega
e quando pregherai
la tua preghiera salirà a Dio nelle altezze
e non sarà lasciata a terra.
Les exposés I, De la Prière, 13



Afraate il Saggio persiano, è il più antico rappresentante della letteratura siriaca. Appartiene alla Chiesa siro-orientale. (Siria èabbreviazione di Assiria e corrisponde all'attuale Mesopotamia). Visse nel IV secolo, fu monaco e poi vescovo, forse del monastero di Mar Mattai, presso Mossul.
Morì forse martire nella persecuzione di Sapore II, re di Persia, poco dopo il 345. Mentre a Roma Costantino concedeva ai cristiani libertà di culto, in Persia si scatenò una reazione ostile al cristianesimo, tendente a riportare la nazione alla religione di stato, all'ortodossia mazdaica (culto zarathustriano del dio Ahura Mazdah).
Nei suoi scritti troviamo traccia della grande persecuzione subita dai suoi correligionari da parte dell'impero persiano.
Le sue opere costituiscono una fonte importante per la storia del cristianesimo nell'impero persiano e sono i più antichi monumenti della letteratura in lingua siriaca.
La base della sua teologia è soprattutto la Bibbia, che gli fornisce espressioni e immagini. Ha scritto piccoli trattati di morale e di ascetica, Dimostrazioni. L'ultimo trattatello è intitolato Dell'acino, con allusione a Isaia 65,8.

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Fonti:
http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/audiences/2007/documents/hf_ben-xvi_aud_20071121_it.html

Aphraate le Sage persian, Les exposés I, Sources chretiennes 349, Cerf, Parigi 1988; Aphraate le Sage persian, Les exposés Il, Sources chretiennes 359, Cerf, Parigi 1989.

Traduzione dal francesce delle Monache Benedettine di Civitella S. Paolo.




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Cari fratelli e sorelle, ritorniamo ancora – per concludere – all’insegnamento di Afraate sulla preghiera. Secondo questo antico «Saggio», la preghiera si realizza quando Cristo abita nel cuore del cristiano, e lo invita a un impegno coerente di carità verso il prossimo. Scrive infatti:
«Da’ sollievo agli affranti, visita i malati,
sii sollecito verso i poveri: questa è la preghiera.
La preghiera è buona, e le sue opere sono belle.
La preghiera è accetta, quando dà sollievo al prossimo.
La preghiera è ascoltata,
quando in essa si trova anche il perdono delle offese.
La preghiera è forte,
quando è piena della forza di Dio» (Esposizione 4,14-16).

Con queste parole Afraate ci invita a una preghiera che diventa vita cristiana, vita realizzata, vita penetrata dalla fede, dall’apertura a Dio e, così, dall’amore per il prossimo.
(meditazione di Benedetto XVI )  sta in

http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/audiences/2007/documents/hf_ben-xvi_aud_20071121_it.html

martedì 25 febbraio 2014

Sta scritto infatti: « La menzogna viene dal Maligno »; e ancora: «egli è menzognero e padre della menzogna» (Gv 8,44).


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Doroteo di Gaza, Insegnamenti vari 9,96


La menzogna



Fratelli, voglio ricordarvi alcune cose a proposito della menzogna, perché vedo che non vi preoccupate affatto di custodire la vostra lingua, per questo così facilmente siamo trascinati a molti mali. Vedete, fratelli miei, come vi ripeto sempre, ci si abitua a tutto: al bene e al male. Dobbiamo essere molto vigilanti per non lasciarci sorprendere dalla menzogna. Chi mente non resta unito a Dio; la menzogna è estranea a Dio.

Sta scritto infatti: « La menzogna viene dal Maligno »; e ancora: «egli è menzognero e padre della menzogna» (Gv 8,44).


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Dio invece è la Verità, egli stesso infatti dice: «Io sono la Via, la Verità e la Vita» (Gv 14,6). Guardate dunque da chi ci separiamo e a chi ci attacchiamo dicendo menzogne! E chiaro! Ci attacchiamo al Maligno! Se dunque vogliamo veramente essere salvati, dobbiamo amare la verità con tutte le nostre forze, con ogni zelo, e guardarci da ogni menzogna, perché non ci separi dalla verità e dalla vita.

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Testi biblici  citati dal nostro padre tra i Santi Doroteo di Gaza

Giovanni 8

1 E GESÙ se ne andò al monte degli Ulivi. 2 E in sul far del giorno, venne di nuovo nel tempio, e tutto il popolo venne a lui; ed egli, postosi a sedere, li ammaestrava. 3 Allora i Farisei, e gli Scribi, gli menarono una donna, ch'era stata colta in adulterio; e fattala star in piè ivi in mezzo, 4 dissero a Gesù: Maestro, questa donna è stata trovata in sul fatto, commettendo adulterio. 5 Or Mosè ci ha comandato nella legge, che cotali si lapidino; tu adunque, che ne dici? 6 Or dicevano questo, tentandolo, per poterlo accusare. Ma Gesù chinatosi in giù, scriveva col dito in terra. 7 E come essi continuavano a domandarlo, egli, rizzatosi, disse loro: Colui di voi ch'è senza peccato getti il primo la pietra contro a lei. 8 E chinatosi di nuovo in giù, scriveva in terra. 9 Ed essi, udito ciò, e convinti dalla coscienza, ad uno ad uno se ne uscirono fuori, cominciando da' più vecchi infino agli ultimi; e Gesù fu lasciato solo con la donna, che era ivi in mezzo. 10 E Gesù, rizzatosi, e non veggendo alcuno, se non la donna, le disse: Donna, ove sono que' tuoi accusatori? niuno t'ha egli condannata? 11 Ed ella disse: Niuno, Signore. E Gesù le disse: Io ancora non ti condanno; vattene, e da ora innanzi non peccar più. 12 E GESÙ di nuovo parlò loro, dicendo: Io son la luce del mondo; chi mi seguita non camminerà nelle tenebre, anzi avrà la luce della vita. 13 Laonde i Farisei gli dissero: Tu testimonii di te stesso; la tua testimonianza non è verace. 14 Gesù rispose, e disse loro: Quantunque io testimonii di me stesso, pure è la mia testimonianza verace; perciocchè io so onde io son venuto, ed ove io vo; ma voi non sapete nè onde io vengo, nè ove io vo. 15 Voi giudicate secondo la carne; io non giudico alcuno. 16 E benchè io giudicassi, il mio giudicio sarebbe verace, perciocchè io non son solo; anzi son io, e il Padre che mi ha mandato. 17 Or anche nella vostra legge è scritto, che la testimonianza di due uomini è verace. 18 Io son quel che testimonio di me stesso; e il Padre ancora, che mi ha mandato, testimonia di me. 19 Laonde essi gli dissero: Ove è il Padre tuo? Gesù rispose: Voi non conoscete nè me, nè il Padre mio; se voi conosceste me, conoscereste ancora il Padre mio. 20 Questi ragionamenti tenne Gesù in quella parte, dov'era la cassa delle offerte, insegnando nel tempio; e niuno lo pigliò, perciocchè la sua ora non era ancora venuta. 21 Gesù adunque disse loro di nuovo: Io me ne vo, e voi mi cercherete, e morrete nel vostro peccato; là ove io vo, voi non potete venire. 22 Laonde i Giudei dicevano: Ucciderà egli sè stesso, ch'egli dice: Dove io vo, voi non potete venire? 23 Ed egli disse loro: Voi siete da basso, io son da alto; voi siete di questo mondo, io non son di questo mondo. 24 Perciò vi ho detto che voi morrete ne' vostri peccati, perciocchè, se voi non credete ch'io son desso, voi morrete ne' vostri peccati. 25 Laonde essi gli dissero: Tu chi sei? E Gesù disse loro: Io sono quel che vi dico dal principio. 26 Io ho molte cose a parlare, ed a giudicar di voi; ma colui che mi ha mandato è verace, e le cose che io ho udite da lui, quelle dico al mondo. 27 Essi non conobbero che parlava loro del Padre. 28 Gesù adunque disse loro: Quando voi avrete innalzato il Figliuol dell'uomo, allora conoscerete che io son desso, e che non fo nulla da me stesso; ma che parlo queste cose, secondo che il Padre mi ha insegnato. 29 E colui che mi ha mandato è meco: il Padre non mi ha lasciato solo; poichè io del continuo fo le cose che gli piacciono. 30 Mentre egli ragionava queste cose, molti credettero in lui. 31 E Gesù disse a' Giudei che gli aveano creduto: Se voi perseverate nella mia parola, voi sarete veramente miei discepoli; 32 e conoscerete la verità, e la verità vi francherà. 33 Essi gli risposero: Noi siam progenie d'Abrahamo, e non abbiam mai servito ad alcuno; come dici tu: Voi diverrete franchi? 34 Gesù rispose loro: In verità, in verità, io vi dico, che chi fa il peccato è servo del peccato. 35 Or il servo non dimora in perpetuo nella casa; il figliuolo vi dimora in perpetuo. 36 Se dunque il Figliuolo vi franca, voi sarete veramente franchi. 37 Io so che voi siete progenie d'Abrahamo; ma voi cercate d'uccidermi, perciocchè la mia parola non penetra in voi. 38 Io parlo ciò che ho veduto presso il Padre mio; e voi altresì fate le cose che avete vedute presso il padre vostro. 39 Essi risposero, e gli dissero: Il padre nostro è Abrahamo. Gesù disse loro: Se voi foste figliuoli d'Abrahamo, fareste le opere d'Abrahamo. 40 Ma ora voi cercate d'uccider me, uomo, che vi ho proposta la verità ch'io ho udita da Dio; ciò non fece già Abrahamo. Voi fate le opere del padre vostro. 41 Laonde essi gli dissero: Noi non siam nati di fornicazione; noi abbiamo un solo Padre, che è Iddio. 42 E Gesù disse loro: Se Iddio fosse vostro Padre, voi mi amereste; poichè io sono proceduto, e vengo da Dio; perciocchè io non son venuto da me stesso, anzi esso mi ha mandato. 43 Perchè non intendete voi il mio parlare? perchè voi non potete ascoltar la mia parola. 44 Voi siete dal diavolo, che è vostro padre; e volete fare i desideri del padre vostro; egli fu micidiale dal principio, e non è stato fermo nella verità; poichè verità non è in lui; quando proferisce la menzogna, parla del suo proprio; perciocchè egli è mendace, e il padre della menzogna. 45 Ma, quant'è a me, perciocchè io dico la verità, voi non mi credete. 46 Chi di voi mi convince di peccato? e se io dico verità, perchè non mi credete voi? 47 Chi è da Dio ascolta le parole di Dio; perciò, voi non l'ascoltate, perciocchè non siete da Dio. 48 Laonde i Giudei risposero, e gli dissero: Non diciamo noi bene che tu sei Samaritano, e che hai il demonio? 49 Gesù rispose: Io non ho demonio, ma onoro il Padre mio, e voi mi disonorate. 50 Or io non cerco la mia gloria; v'è chi la cerca, e ne giudica. 51 In verità, in verità, io vi dico che se alcuno guarda la mia parola, non vedrà giammai in eterno la morte. 52 Laonde i Giudei gli dissero: Ora conosciamo che tu hai il demonio. Abrahamo, ed i profeti son morti; e tu dici: Se alcuno guarda la mia parola, egli non gusterà giammai in eterno la morte. 53 Sei tu maggiore del padre nostro Abrahamo, il quale è morto? i profeti ancora son morti; che fai te stesso? 54 Gesù rispose: Se io glorifico me stesso, la mia gloria non è nulla; v'è il Padre mio che mi glorifica, che voi dite essere vostro Dio. 55 E pur voi non l'avete conosciuto; ma io lo conosco; e, se io dicessi che io non lo conosco, sarei mendace, simile a voi; ma io lo conosco, e guardo la sua parola. 56 Abrahamo, vostro padre, giubilando, desiderò di vedere il mio giorno, e lo vide, e se ne rallegrò. 57 I Giudei adunque gli dissero: Tu non hai ancora cinquant'anni, ed hai veduto Abrahamo? 58 Gesù disse loro: In verità, in verità, io vi dico, che avanti che Abrahamo fosse nato, io sono. 59 Essi adunque levarono delle pietre, per gettarle contro a lui; ma Gesù si nascose, ed uscì del tempio, essendo passato per mezzo loro; e così se ne andò.


Giovanni 14

1 Il vostro cuore non sia turbato; voi credete in Dio, credete ancora in me. 2 Nella casa del Padre mio vi son molte stanze; se no, io ve l'avrei detto; io vo ad apparecchiarvi il luogo. 3 E quando io sarò andato, e vi avrò apparecchiato il luogo, verrò di nuovo, e vi accoglierò appresso di me, acciocchè dove io sono, siate ancora voi. 4 Voi sapete ove io vo, e sapete anche la via. 5 Toma gli disse: Signore, noi non sappiamo ove tu vai; come dunque possiamo saper la via? 6 Gesù gli disse: Io son la via, la verità, e la vita; niuno viene al Padre se non per me. 7 Se voi mi aveste conosciuto, conoscereste anche il Padre; e fin da ora lo conoscete, e l'avete veduto. 8 Filippo gli disse: Signore, mostraci il Padre, e ciò ci basta. 9 Gesù gli disse: Cotanto tempo sono io già con voi, e tu non mi hai conosciuto, Filippo? chi mi ha veduto ha veduto il Padre; come dunque dici tu: Mostraci il Padre? 10 Non credi tu che io son nel Padre, e che il Padre è in me? le parole che io vi ragiono, non le ragiono da me stesso; e il Padre, che dimora in me, è quel che fa le opere. 11 Credetemi ch'io son nel Padre, e che il Padre è in me; se no, credetemi per esse opere. 12 In verità, in verità, io vi dico, che chi crede in me farà anch'egli le opere le quali io fo; anzi ne farà delle maggiori di queste, perciocchè io me ne vo al Padre. 13 Ed ogni cosa che voi avrete chiesta nel nome mio, quella farò; acciocchè il Padre sia glorificato nel Figliuolo. 14 Se voi chiedete cosa alcuna nel nome mio, io la farò. 15 Se voi mi amate, osservate i miei comandamenti. 16 Ed io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro Consolatore, che dimori con voi in perpetuo. 17 Cioè lo Spirito della verità, il quale il mondo non può ricevere; perciocchè non lo vede, e non lo conosce; ma voi lo conoscete; perciocchè dimora appresso di voi, e sarà in voi. 18 Io non vi lascerò orfani; io tornerò a voi. 19 Fra qui ed un poco di tempo, il mondo non mi vedrà più; ma voi mi vedrete; 20 perciocchè io vivo, e voi ancora vivrete. In quel giorno voi conoscerete che io son nel Padre mio, e che voi siete in me, ed io in voi. 21 Chi ha i miei comandamenti, e li osserva, esso è quel che mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio; ed io ancora l'amerò, e me gli manifesterò. 22 Giuda, non l'Iscariot, gli disse: Signore, che vuol dire che tu ti manifesterai a noi, e non al mondo? Gesù rispose, e gli disse: 23 Se alcuno mi ama, osserverà la mia parola, e il Padre mio l'amerà; e noi verremo a lui, e faremo dimora presso lui. 24 Chi non mi ama non osserva le mie parole; e la parola che voi udite, non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. 25 Io vi ho ragionate queste cose, dimorando appresso di voi. 26 Ma il Consolatore, cioè lo Spirito Santo, il quale il Padre manderà nel nome mio, esso v'insegnerà ogni cosa, e vi rammemorerà tutte le cose che io vi ho dette. 27 Io vi lascio pace, io vi do la mia pace: io non ve la do, come il mondo la dà; il vostro cuore non sia turbato, e non si spaventi. 28 Voi avete udito che io vi ho detto: Io me ne vo, e tornerò a voi; se voi mi amaste, certo voi vi rallegrereste di ciò che ho detto: Io me ne vo al Padre; poichè il Padre è maggiore di me. 29 Ed ora, io ve l'ho detto, innanzi che sia avvenuto; acciocchè, quando sarà avvenuto, voi crediate. 30 Io non parlerò più molto con voi; perciocchè il principe di questo mondo viene, e non ha nulla in me. 31 Ma quest'è, acciocchè il mondo conosca che io amo il Padre, e che fo come il Padre mi ha ordinato. Levatevi, andiamcene di qui.



lunedì 24 febbraio 2014

da parte del fratello di fede Gabriele Cassata - CANONE A SAN GIOVANNI THERISTIS DEL NOSTRO SANTO PADRE BARTOLOMEO DI ROSSANO, DETTO IL GIOVANE, III IGUMENO DEL MONASTERO DI GROTTAFERRATA

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CANONE A SAN GIOVANNI THERISTIS
DEL NOSTRO SANTO PADRE BARTOLOMEO DI ROSSANO, DETTO IL GIOVANE, III IGUMENO DEL MONASTERO DI GROTTAFERRATA

TONO 4° PLAGALE

Acrostico: Lode a Te, omonimo del Battista

ODE I

SALVATORE GESU', TU CHE SEI FONTE DI MISERICORDIA ED ABISSO DI SPERANZA, DATORE DI OGNI BENE, LICE ETERNA, ILLUMINA LA MIA MENTE PER LE PREGHIERE DEL TUO SANTO, AFFINCHE' IO POSSA DEGNAMENTE LODARLO.

ORA CHE INSIEME CON TUTTI I SANTI ASSISTI, TUTTO RIPIENO DI LUCE, DINANZI AL TRONO DELLA SS. TRINITA', O GLORIOSO, PREGA INCESSANTEMENTE PER TUTTI QUELLI CHE CELEBRANO CON FEDE LA TUA SANTA MEMORIA, AFFINCHE' SIANO LIBERATI DALLA NEBBIA DELLE PASSIONI.

O BEATISSIMO, TU PER ESSERE FATTO DEGNO DELLA VERA VITA CON SAPIENZA RIGETTASTI L'EMPIETA' PATERNA, MENTRE INVECE AMASTI LA FEDE DELLA PIA TUA MADRE, PER CUI MEZZO DIVENISTI FIGLIO DI DIO.

THEOT: O VERGINE MADRE DI DIO, TU NELLA PIENEZZA DEI TEMPI PARTORISTI COLUI, CUI IL PADRE INEFFABILMENTE GENERO' PRIMA DEI SECOLI: PREGALO CHE LIBERI QUESTO TUO GREGGE, DI TE AMANTE, DA OGNI NECESSITA'.

ODE III

O TEOFORO GIOVANNI, QUEL DIO CHE PREVIDE LA NOBILTA' DELLA TUA ANIMA PRIMA DI ESSERE BATTEZZATO TI RESE OPERATORE AMMIRABILE DI PRODIGI, TANTO CHE I GREGGE DEI BUOI RIVERIVANO I TUOI COMANDI.

O SANTISSIMO GIOVANNI, TU CHE POSSIEDI UN GRANDE POTERE PRESSO IL DIO SALVATORE, PREGALO CHE NOI, I QUALI CELEBRIAMO CON FEDE LA SANTA E GLORIOSA TUA MEMORIA, SIAMO LIBERATI DA OGNI NECESSITA' E TRIBOLAZIONE.

THEOT: O VERGINE MADRE DI DIO, TU HAI PARTORITO INEFFABILMENTE IL LIBERATORE DI TUTTI ED IL RE DELLA GLORIA; LIBERA COLLE TUE PREGHIERE QUESTO TUO GREGGE CHE TI ONORA, DA OGNI TENTAZIONE, DA TUTTI I PERICOLI E TRIBOLAZIONI.

ODE IV

INTERAMENTE TI CONSACRASTI, O GIOVANNI, AL TUO SIGNORE ED A LUI SOLO TU ANELASTI DI CONVERSARE NELLA PUREZZA DELL'ANIMA.

IL TUO SUOPERIORE, CHE PORTAVA IL REGALE NOME DI BASILIO, QUANDO VIDE LA RETTITUDINE DEL TUO CUORE, O GLORIOSISSIMO, TI RIVESTI' DELL'ABITO MONASTICO.

LIBERACI, TE NE SUPPLICHIAMO, O PADRE BEATISSIMO, CON LE TUE PREGHIERE DA TUTTE LE TENTAZIONI, POICHE' NOI CON FEDE CELEBRIAMO LA TUA SANTA MEMORIA .

THEOT: COLUI CHE E' COETERNO AL PADRE PRESE CARNE DAL TUO PURISSIMO SANGUE, O VERGINE; PREGALO CHE LIBERI DA OGNI PERICOLO IL TUO GREGGE.

ODE V

SE PRIMA DEL BATTESIMO TI ERI RESO IMITATORE DEL TUO SIGNORE, TU LO FOSTI TANTO PIU' DOPO IL BATTESIMO, USANDO MISERICORDIA VERSO I BISOGNOSI E MIETENDO, COME NESSUN ALTRO MAI, CON SOLLECITUDINE LA TERRA DI TUTTI I BISOGNOSI.

QUEL DIO E SIGNORE, CHE GLORIFICA QUELLI CHE LO GLORIFICANO PIAMENTE, GLORIFICATO DALLA GLORIOSA TUA VITA GLORIOSAMENTE A SUA VOLTA TI GLORIFICO', RENDENDOTI DA PER TUTTO CELEBRE CON LA POTENZA DI MERAVIGLIOSI PRODIGI.

O GIOVANNI, GLORIA DEI SANTI, PREGA INCESSANTEMENTE PER TUTTI QUELI CHE CON AMORE CELEBRANO LA TUA SANTA MEMORIA, AFFINCHE' SIANO LIBERATI OGNORA DA TUTTI I PERICOLI, DALLE TRIBOLAZIONI E DA OGNI SORTA DI PASSIONI E DAI PECCATI.

THEOT: NEL PARTORIRE IL SALVATORE DI TUTTI IN MODO INEFFABILE, O MADRE DI DIO, TU RESTASTI VERGINE DOPO IL PARTO; PREGALO CHE CUSTODISCA IMMACOLATO QUESTO TUO GREGGE NELLA VERGINITA' E NELLA PUREZZA.

ODE VI

QUASI FOSSI INCORPOREO, O SAPIENTE, TU LA DURASTI IN MEZZO ALLE ACQUE DEI FIUMI, STANDO D'INVERNO IMMERSO NEL GELO E NEL FREDDO INTERE NOTTI PER MOLTI ANNI, LIQUEFACENDO CON L'ARDORE DELLO SPIRITO PARACLITO IL GHIACCIO DEI DEMONI.

AVENDO INABITANTE DENTRO IL TUO SPIRITO LA VIRTU' DELLO SPIRITO PARACLITO, O BEATISSIMO GIOVANNI, TU STESSO, COME UN PROFETA, PREDICEVI A TUTTI IL FUTURO E SAPIENTEMENTE RIVELASTI I SEGRETI DEI CUORI.

O BEATO GIOVANNI, CHE SEI NOSTRO PATRONO BUONO, PREGA PER NOI CHE CON FEDE CELEBRIAMO LA TUA SANTISSIMA MEMORIA E LIBERACI DA OGNI SORTA DI TENTAZIONI, DI AVVERSITA' E DA OGNI PERICOLO.

THEOT: O MADRE DI DIO, TU HAI RIPARATO LA CADUTA DELLA PRIMOGENITRICE EVA COL PARTORIRE COLUI, CHE DA PRINCIPIO L'AVEVA SCACCIATA DAL PARADISO: PREGALO INCESSANTEMENTE CHE CE NE FACCIA PARTECIPI E CI LIBERI DAL FUOCO ETERNO.

ODE VII

IL CREATORE DELL'UNIVERSO, O PADRE ISPIRATO DA DIO, TI FECE VALENTISSIMO MEDICO PER OGNI SORTA DI INFERMITA' E DI TUTTE LE PASSIONI, TANCHE CHE L'ACQUA STESSA DA TE USATA PER LAVARE LE TUE MEMBRA, GUARIVA QUELLI CHE CANTAVANO: O DIO DEI PADRI NOSTRI, SII TU BENEDETTO.

TU CONDUCESTI SULLA TERRA UNA VITA SUBLIME, TANTO CHE L'ALTISSIMO TI INVIO' L'APOSTOLO PAOLO, LO SPLENDIDO LUMINARE DELLA TERRA, IL QUALE T 'INSEGNO'. O PADRE SAGGIO, ISPIRATO DA DIO, NELLA PIENA COGNIZIONE DEI SUOI SANTI VANGELI.

ED ORA, O PADRE SAGGIO, CHE CON GLI ANGELI NEL CIELO SEI ALLA PRESENZA DI DIO, CON LE TUE PREGHIERE LIBERA DA OGNI PERICOLO E DA OGNI MALE NOI, CHE INNEGGIAMO CON FEDE ALLA TUA MEMORIA, ESCLAMANDO: O DIO DEI PADRI NOSTRI, SII TU BENEDETTO.

THEOT: O PURISSIMA VERGINE, SALVACI ED ABBI PIETA' DI NOI, CHE CONFIDIAMO NELLA TUA PROTEZIONE, GIACCHE' TU HAI PARTORITO IL COMUNE SALVATORE; LIBERA DAI LACCI DEI NEMICI SPIRITUALI IL TUO GREGGE ,CHE CANTA: O DIO DEI PADRI NOSTRI, SII TU BENEDETTO.

ODE VIII

IL GRANDE APOSTOLO PAOLO T' ISTRUI' VISIBILMENTE, O BEATO PADRE ISPIRATO DA DIO, POICHE' TU AVEVI ACQUISTATO IL DOMINIO SULLE TUE PASSIONI E VINTO GLI ASSALTI DEI DEMONI E TI FECE DEGNO DELLA SAPIENZA DIVINA, CON CUI TI AMMAESTRO' NEI SANTI VANGELI DI CRISTO.

CON L'AVER CALPESTATO IL MARE DELLE PASSIONI, O SANTO PADRE GIOVANNI, TU PERVENISTI AL CULMINE DELLA PERFEZIONE, DOVE TI RISUONO' LA VOCE DIVINA, ANNUNZIANDOTI LA PROSSIMA FINE DELLA TUA VITA. MA PRIMA CON LA POTENZA A TE DATA DA CRISTO, OPERASTI UN GRANDISSIMO PRODIGIO, DONANDO CON IL TUO SDAGGIO VOLERE LA GUARIGIONE A COLUI CHE AVEVA LA MANO PARALIZZATA.

QUEL DIO CHE TU GLORIFICASTI, O PADRE GLORIOSO, CON LA TUA GLORIOSA VITA, A SUA VOLTA TI GLORIFICO' CON LA MOLTITUDINE DEI PRODIGI. PREGALO ORA PER NOI CHE CON FEDE TI GLORIFICHIAMO, AFFINCHE' SIAMO FATTI DEGNI DELL'ETERNA GLORIA, CANTANDO: O FANCIULLI BENEDITE, O SACERDOTI, INNEGGIATE, O POPOLI, ESALTATE CRISTO PER TUTTI I SECOLI.

THEOT: O SIGNORA, LIBERA DA OGNI ASSALTO DEL NEMICO INFERNALE QUELLI CHE CONFIDANO NELLA TUA PROTEZIONE; CUSTODISCI NELLA PUREZZA E CONSERVA NELLA VERGINITA' QUESTO GREGGE, CHE INCESSANTEMENTE TI LODA CON FEDE CANTANDO: O SACERDOTI, BENEDITE, O POPOLO ESALTATELO PER TUTTI I SECOLI.

ODE IX

NEI CIELI DIVENUTO TUTTO LUMINOSO PER LO SPLENDORE DELLA TRILUCE DIVINITA' ED ESULTANDO INSIEME CON GLI ANGELI, O PADRE, LIBERA PER LE TUE PREGHIERE DA TUTTE LE TENTAZIONI NOI, CHE OGGI IN CORO ESULTIAMO PER LA TUA MEMORIA E TI CHIAMIAMO BEATO.

IL SEPOLCRO SANTO, CHE ORA CONTIENE IL TUO PAZIENTISSIMO CORPO, E' DIVENUTO UNA SORGENTE DI GUARIGIONI, O SANTO GIOVANNI, PER TUTTI QUELLI CHE VI SI ACCOSTANO; ESSO DISSECCA I FIUMI DELLE PASSIONI E GUARISCE I MORBI, BRUCIA I DEMONI E PROFUMA I CUORI DEGLI UOMINI.

OGGI SI RADUNA IL POPOLO PER FESTEGGIARE LA TUA SANTA MEMORIA; PER LE TUE PREGHIERE LIBERALO DA OGNI PERICOLO, DA OGNI AVVERSITA', DAI PECCATI, DALLE PASSIONI E DALLE TRIBOLAZIONI E RENDICI TUTTI ATTI A PORTARE A FELICE COMPIMENTO IL CORSO DEL SANTO DIGIUNO.

THEOT: O PURISSIMA VERGINE, STRITOLA SOTTO I PIEDI DI COLORO, CHE CON VERA FEDE TI LODANO, L'OSTILE NEMICO; LIBERALI DAL FUOCO ETERNO; PROTEGGI E CUSTODISCI,CIRCONDANDOLI DELLE TUE CURE, INSIEME COL PADRE I FIGLI, TU CHE SEI PROTETTRICE INCONCUSSA DEI FEDELI.



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http://www.vallatadellostilaro.com/Cultura/Biblioteca/IlmonasterocalabrodiSanGiovanniTherestis.aspx 



domenica 23 febbraio 2014

Testi Liturgici del Vespro del Sabato della domenica dei Latticini ..la cacciata dall'Eden di Adamo ed Eva.. http://tradizione.oodegr.com/tradizione_index/commentilit/domenicalatticinischmemann.htm



Testi Liturgici del Vespro del Sabato della domenica dei Latticini..la cacciata dall'Eden di Adamo ed Eva.. 

http://tradizione.oodegr.com/tradizione_index/commentilit/domenicalatticinischmemann.htm

 http://media.famigliacristiana.it/2013/6/peccato-originale_2899748_702180.jpg

Il mercoledì  precedente  nella celebrazione dei  vespri salutiamo la grande Quaresima con questo splendido inno: “La primavera della Quaresima è venuta! La luce della penitenza; fratelli, purifichiamoci da ogni male gridando a Colui che dà la luce: Gloria a te, che hai amore per gli uomini”


SABATO SERA AI VESPRI

Al Kyrie ekèkraxa (gospodi vozzah)
Il mio Creatore, il Signore,
prendendo del fango della terra mi ha formato,
mi ha donato un’anima con il suo soffio vivificante,
mi ha messo a capo di tutte le cose visibili
e mi ha fatto concittadino degli Angeli;
ma satana, con l’intervento del serpente,
mi ha preso all’amo e mi ha separato dalla gloria di Dio,
abbandonandomi alla morte sulla terra;
ma tu, Signore della tenerezza, richiamami a te.


Ahimè, io mi sono spogliato dell’abito divino, Signore,
trasgredendo al tuo comandamento per il consiglio del Nemico;
mi sono coperto con le foglie del fico e con le tuniche di pelle;
ho mangiato il mio pane con il sudore della mia fronte,
e per colpa mia la terra fu condannata a portare cardi e spine;
ma tu, Signore, nato dalla Vergine in questi ultimi tempi,
richiamami per farmi rientrare nel paradiso.

http://i.ebayimg.com/t/BdM-Cartolina-Rotalcolor-Monreale-Adamo-ed-Eva-cacciati-dal-paradiso-/00/s/ODY2WDYwMg==/$T2eC16FHJIQE9qUHrjB(BQM7ubsqMg~~60_35.JPG

Amabile paradiso, primaverile bellezza, dimora divinamente creata,
gioia e delizia senza fine, gloria dei giusti,
incanto dei profeti e residenza dei Santi,
supplica con il mormorio delle tue foglie il Creatore dell’universo
di schiudermi le porte che io stesso ho chiuso con la mia colpa
e di lasciarmi cogliere all’albero della Vita
la gioia che una volta trovavo in te.


Adamo per la sua disobbedienza fu cacciato dal paradiso
e privato delle sue delizie, ingannato dalle parole della donna;
e nudo se ne stava davanti al giardino piangendo.
Perciò accogliamo tutti con zelo questo tempo,
digiuniamo ed obbediamo agli insegnamenti evangelici,
al fine di essere graditi a Cristo e di abitare di nuovo nel paradiso. 
Gloria al Padre, tono 6
Adamo sedette davanti al giardino gemendo per la sua nudità:
Ahimè, con un inganno io fui sedotto e spogliato
e mi sono allontanato dalla gloria;
ahimè, io che prima me ne stavo nudo in tutta semplicità,
ora non so più che fare.
O Paradiso, io non gusterò mai più la tua gloria,
mai più vedrò il Signore, mio Dio, mio Creatore,
poiché devo tornare alla terra da cui fui creato.
Dio d’amore, a te io grido: Dopo la mia colpa, abbi pietà di me.
ALLA LITIA
Gloria al Padre, tono 6
Il sole nascose i suoi raggi, la luna e le stelle furono cambiate in sangue,
le montagne fremettero le colline tremarono quando fu chiuso il paradiso.
Adamo uscì, la testa fra le mani, dicendo: Dio d’amore, dopo la mia colpa abbi pietà di me.

E ora e sempre
Misticamente noi ti cantiamo, Madre di Dio,
perché tu sei divenuta il trono del grande Re,
il santo tabernacolo più vasto dei cieli,
il carro dei Cherubini, più in alto dei Serafini,
la camera nuziale della gloria di Dio;
da te è uscito, incarnato il Dio dell’universo:
intercedi presso di Lui per la salvezza delle nostre anime.
AGLI APOSTICHIA
Gloria al Padre, tono 6
Adamo fu cacciato dal paradiso a causa del frutto proibito;
seduto davanti alla porta,
gemeva e gridava con voce di pianto dicendo:
Ahimè, che cosa mi è accaduto?
Me infelice ho trasgredito il solo comandamento del Signore,
ed eccomi privato di ogni sorte di beni.
Paradiso così delizioso, che per me fosti piantato e che Eva fece chiudere,
supplica il tuo Creatore che è anche il mio di colmarmi dei tuoi fiori.
Ed il Salvatore gli rispose: Io non voglio distruggere la mia creazione,
ma voglio che sia salvata e cammini verso la conoscenza della verità,
poiché io non respingo colui che viene a me.
http://www.biserica.org/ro/icons%20folder/invierea.jpg
Ed ora e sempre, tono 6
Il mio Creatore e liberatore, il Signore Gesù Cristo,
uscendo dal tuo seno, o Vergine pura,
si è rivestito di tutto il mio essere
per liberare Adamo dalla maledizione antica;
per questo, Vergine Madre di Dio,
noi non cessiamo di rivolgerti l’angelico saluto:
Rallegrati, o Sovrana, che ci proteggi e difendi,
affinché le nostre anime siano salve.