mercoledì 30 aprile 2014

Al diavolo che ci imputa il nostro presente noi comunichiamo il suo futuro



 passi scelti dal testo

La lotta con il demonio nel monachesimo

Intervento della Prof.Maria Grazia Mara - 10 Maggio 2003

sta in

https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/presbiteroortodosso /conversations/messages/14692



“..il diavolo fin da principio pecca. Per questo il Figlio di Dio si è manifestato, per sciogliere le opere del diavolo” (1Gv 3,8), 


“Fratelli, poiché i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Gesù ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita” (Ebr 2,14-15).





esplicita è la demonologia del NT , che chiama il serpente genesiaco, con i nomi di: grande dragone, diavolo, Satana (Ap 12,9; Gv 8,44; 1Gv 3,8; 2Cor 11,3) o, come accade nella parabola del seminatore, con i nomi di: Satana (Mc), il Maligno (Mt), il diavolo (Lc). E ancora, in altri passi dei sinottici, dove viene chiamato: il nemico ( parabola dell’oglio), il tentatore (Mt 4,3), Beelzebub, principe dei demoni (Mc 9,34; 10,25; 12,24-27; Lc 11,15-19).
A questi titoli Giovanni vi aggiunge quello di “principe di questo mondo” (Gv 12,31; 14,30; 16,11). Paolo, oltre a parlare di Satana come del “dio di questo secolo”(2Cor 4,4), contrapponendolo a Cristo, lo chiama Beliar (2Cor 6,15) 


l’Apostolo mostra attraverso quali spazi si insinui l’azione di Satana nell’uomo (( sono la durezza del cuore e la mancanza del perdono (cfr. 2Cor 2,11); sono la fragilità umana e la difficoltà di autodominio, che rendono difficile il controllo dei sensi (1Cor 7,5), sono l’orgoglio e l’avidità del denaro (2 Tm 6,9); la depressione, l’avvilimento “)) . Egli mostra “ quale sia il valore redentivo della lotta di Gesù con le forze demoniache, quale il valore e la forza della sua preghiera (Ef 6,16) e il valore espiatorio della sua morte (Rm 16,20; 1Cor 5,5; 1Tim 1,20). Paolo proclama inoltre che anche il cristiano, mediante Cristo, partecipa già alla vittoria sul demoniaco, perché il Signore è fedele e lo renderà saldo e lo difenderà dal maligno 


Teodoro Studita  a quanti gli domandavano perché Cristo fosse stato crocifisso, rispondeva: per crocifiggere il diavolo 

come si legge in Ef 6,12, per i cristiani la vita spirituale è un combattimento contro i demoni

Tra il 420 e il 426, il l. VIII delle Conferenze ai Monaci di Cassiano, libro interamente dedicato ai “Principati”, cioè alla varietà e diversità degli spiriti del male e a spiegare che la Scrittura non è di immediata comprensione quando parla dei demoni, perché richiede la capacità di penetrare con la purificazione, la preghiera, la nuditas, l’argomento di cui tratta . Cassiano chiarisce inoltre non solo che l’origine di colui che sarebbe poi stato il demonio è buona, perché è da Dio, ma si sofferma a illustrare quale sia l’origine della sua caduta: prima ancora di tentare Eva egli si sarebbe allontanato dalla santità angelica, meritando il nome di serpente per il peccato di vanagloria che lo aveva portato a nutrire gelosia nei confronti dell’uomo elevato a quella gloria da cui egli era caduto

Se il cristiano dei primi secoli, concependo la propria vita come partecipazione al mistero di Cristo, tendeva a quella identificazione con lui che Paolo dichiara con l’espressione di Gal 2,20: “Non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me”, lo stesso desiderio di identificazione con Cristo accompagna il cristiano lungo la storia,pur manifestandosi in modi diversi per rispondere all’evolversi delle situazioni storiche.
Se prima era stato l’ideale del martirio, come imitazione di Cristo, a motivare la preparazione ascetica, ora è la stessa ascesi, nell’uguale desiderio di imitazione di Cristo, a divenire l’equivalente del martirio; basterebbe solo ricordare la fortuna del versetto paolino : cotidie morior (1Cor 15,31) nella letteratura monastica.

nel III s. Clemente Alessandrino  scrive: “Se la confessione davanti a Dio è martirio, ogni anima che ha vissuto in purezza nella conoscenza di Dio, cioè che ha obbedito ai comandamenti, in qualsiasi maniera questo sia stato realizzato dal suo corpo, è martire sia nella vita che nella parola perché ha versato la sua fede come sangue lungo tutta la sua vita fino alla fine

 la letteratura martirologica aveva presentato il martire come il perfetto imitatore di Cristo nelle sofferenze sopportate, nella testimonianza resa, nella mitezza e al tempo stesso nella lotta sostenuta contro il demoniaco nelle sue varie forme, nel perdono concesso, nella vittoria sulla morte, tutti elementi che, secondo le narrazioni neotestamentarie avevano caratterizzato il comportamento di Cristo nella sua passione-morte- risurrezione . Poi l’agiografia monastica aveva proposto l’imitatio non più della passione e morte di Cristo, ma della sua vita terrena, recuperandone lo schema narrativo evangelico. Prima la divinizzazione del martire faceva riferimento alla morte sofferta ed era su quest’ultimo nemico il suo trionfo definitivo; poi la divinizzazione del monaco, nuovo martire, faceva riferimento al mondo e al demoniaco che lo domina , perché è su di esso che egli trionfa lottando, fino a tradurre nel vissuto il noto cotidie morior di Paolo (1Cor 15,31). Giustamente quindi è stato osservato che “la svolta del modello dal martire a quello del monaco è…una svolta epocale: il modello monastico è destinato a durare nella chiesa un intero kairòs”.


.....le lettere di Ignazio nelle quali il vescovo di Antiochia fa riferimento alla lotta da sostenere con il “ principe di questo mondo “ [19]. Particolarmente significativa è la lettera scritta alla comunità romana per supplicarla di non adoperarsi per evitare il suo martirio, martirio che, unito a Cristo e con lui e per lui, egli attende come momento prezioso per sconfiggere il diavolo. Scrive: “Il principe di questo mondo vuole distruggermi e corrompere la mia mente rivolta a Dio. Quindi, nessuno di voi che sarete presenti, lo aiuti; state piuttosto dalla mia parte che è quella di Dio…”(Ad Rom.1).


 Nella spiritualità monastica del deserto acquista nuovo rilievo il combattimento contro i demoni, perché il deserto è, per eccellenza, il regno dove i demoni si ritirano e il monaco vi si reca per affrontarli e cooperare alla liberazione dell’umanità dal loro influsso nefasto.

Nella demonologia presente nella Vita Antonii , nell’opera di Evagrio e in quella di Cassiano, al monaco è affidato il compito di purificare, per mezzo della fede in Dio e dell’ascesi, i luoghi della potenza del male, dove egli sceglie di abitareper lottare e vincere i demoni che vi si trovano. E tra i luoghi abitati dai demoni il deserto è luogo privilegiato e ultimo rifugio.
Nella letteratura monastica viene frequentemente sottolineato il fatto che l’azione dei demoni, che non solo non è estranea ma anzi è soggetta alla provvidenza divina, finisce col diventare strumento di quelle prove che il monaco subisce prima della vittoria. 


Così , di Melania, nobile romana che verso la fine del IV s. aderì al monachesimo, viene detto che: “Il nemico essendosi reso conto che non otteneva nulla contro di lei e anche che, vinto, le dava delle corone molto più belle, confuso, non osò più importunarla”. E di Saba, fondatore della Grande Laura presso Gerusalemme, verso la fine del V s., si narra che, poiché non temeva Satana apparsogli sotto forma di un leone spaventoso, a ricompensa della sua fede “Dio gli sottomise ogni bestia velenosa e carnivora”



Apophtegmata patrum, redatti verso la fine del V s:

‘ Una volta venne a Scete un indemoniato e dopo molto tempo non era stato ancora guarito. Un anziano ne provò compassione, tracciò su di lui il segno di croce e lo guarì. Il demonio infuriato disse all’anziano: “Ecco tu mi hai scacciato e io vengo da te!”. L’anziano gli disse: “Vieni, mi fai piacere!”. L’anziano passò dodici anni sopportando il demonio e lo mortificava mangiando ogni giorno 12 noccioli di datteri. Alla fine il demonio uscì e se ne partì da lui. L’anziano vedendolo uscire gli disse: “perché fuggi? Resta ancora!”. Il demonio gli rispose: “Ti domerà Dio perché soltanto lui ha potere su di te!” (n. 12).
E ancora:
Un grande anacoreta che diceva: “Satana, perché mi fai guerra in questo modo?” udì Satana rispondere: “Sei tu che mi combatti con forza!” (n.33).
Nell’Apophtegma 36 si legge che: “Un anacoreta vide un demonio che ne spingeva un altro perché andasse a svegliare un monaco che dormiva. E sentì l’altro dire: “ Non posso farlo. Una volta l’ho svegliato ed egli si è alzato e mi ha bruciato con le preghiere e i salmi” (n.36).


Evagrio, nato nel Ponto verso il 345, nel Trattato Pratico

Scrive Evagrio : “Contro gli anacoreti i demoni combattono senza armi; ma contro coloro che si esercitano nella virtù nei monasteri o nelle comunità, i demoni armano i più negligenti tra i fratelli. Ora questa seconda guerra è molto meno pesante della prima perché non è possibile trovare sulla terra uomini che siano più cattivi dei demoni o che possano assumere, ad un tempo, tutte le loro malefatte” (Tr.Pr. 5)

Nella Vita Antonii di Atanasio

Scrive Atanasio: “L’uno (il diavolo) suggeriva pensieri sordidi, l’altro (Antonio) li respingeva con la preghiera. L’uno spingeva la volontà contro le cose immonde: l’altro, quasi provasse vergogna, circondava il suo corpo con la fede e i digiuni, come se fossero un muro. Il diavolo miserabile si adattava anche a trasformarsi di notte in una donna e a imitarla in tutte le maniere, pur di sedurre Antonio” (VA 5,4-5).



Narra Atanasio che Antonio, ritiratosi fra i sepolcri lontani dalla città, sia entrato in una tomba facendovisi chiudere dentro; ciò non piacque al demonio che gli “si avvicinò una notte con una moltitudine di demoni e tanto lo percosse che Antonio, vinto dai tormenti, giacque a terra senza voce. Narrò poi, prosegue Atanasio, che il dolore dei colpi ricevuti era stato così insopportabile, che colpi umani non avrebbero mai potuto dargli un simile tormento” (VA 8,2-3). Dopo essere stato ristorato da un suo discepolo, Antonio volle tornare nel sepolcro suscitando la collera dei demoni che, trasformatisi in belve e in serpenti, aggredirono Antonio che tutto sopportava e “Pieno di fiducia diceva..: ‘Se avete forza e vi è dato qualche potere, perché esitate? Venite. Ma se non potete, perché mi disturbate inutilmente? Noi abbiamo per darci forza il segno della croce e un muro, la fede che abbiamo nel Signore” (VA 9,10)
Per dare più credibilità alle sue parole il demonio fa uso della Scrittura secondo il modello del tentatore di Gesù in Mt 4,9: “..tutto questo io ti darò se ti prostri e mi adori” (cfr. VA 37,2).
Alle visioni e allucinazioni, nelle quali il diavolo e la sua corte assumono le sembianze di eremiti che salmodiano, cantano (cfr. VA 25,1-4), citano la Scrittura (cfr. VA 26,6) Antonio oppone, per sconfiggerle e allontanarle, il segno della croce (cfr. VA 9,10; 78,5), a dimostrazione che non lo sforzo umano ma la forza salvifica di Cristo riporta la vittoria

Apophtegmata Patrum :
- Nella Tebaide vi era un anziano di nome Ierace che era giunto all’età di circa 90 anni. I demoni volevano farlo cadere nell’acedia prospettandogli il pensiero che avrebbe dovuto vivere ancora a lungo e così un giorno si presentarono a lui e gli dissero: “Anziano che farai? Ti toccherà vivere ancora 50 anni!” .Ma quello rispose: “Mi avete proprio rattristato. Mi ero preparato a vivere ancora duecento anni”. Ed essi se ne partirono da lui ululando”.


 Cassiano  mostra la necessità di combattere: “.. quella che i Greci chiamano acedia (axedian), che possiamo chiamare noia o ansietà del cuore”. Di essa: “ alcuni degli anziani dicono che si tratta del “demonio di mezzogiorno”, quello di cui parla il Sal 90”. E prosegue: “ E quando questo prende possesso di una miserevole mente vi genera orrore per il luogo, disgusto della cella, disprezzo per i fratelli…che considera negligenti e poco spirituali”.



martedì 29 aprile 2014

Canon pascal selon la tradition arménienne


Gospels Holy Women at the Empty Tomb Walters Manuscript W.543 fol. 10v by Walters Art Museum Illuminated Manuscripts


Canon pascal selon la tradition arménienne

Aujourd’hui, l’époux immortel et céleste est ressuscité des morts, que cette bonne nouvelle te réjouisse; L’épouse, l’Eglise, sort de terre.
Sion, bénis ton Dieu avec des cris d’allégresse.
Aujourd’hui, la lumière ineffable sortie de la lumière illumine tes enfants, Jérusalem resplendis: le Christ, ta lumière, est ressuscité.
Sion, bénis ton Dieu avec des cris d’allégresse.
Aujourd’hui, les ténèbres de l’ignorance sont dissipées par la triple lumière, et sur toi s’est levée la lumière de la connaissance,
le Christ, ressuscité des morts.

Sion, bénis ton Dieu avec des cris d’allégresse. Aujourd’hui, c’est notre Pâque, grâce à l’immolation du Christ.
Célébrons la fête avec allégresse, restaurés de l'usure du péché, et disons : Christ est ressuscité des morts.

Aujourd’hui, l’ange resplendissant descendu des cieux, frappa de terreur les gardiens, et proclama ces paroles aux saintes femmes :
Christ est ressuscité des morts.
                                                              
A l’aube du premier jour, les femmes se hâtèrent vers le tombeau, pour embaumer le corps incorruptible. Mais elles trouvèrent la pierre enlevée de la porte du tombeau, et entendirent la parole de l’ange :
Christ est ressuscité et a détruit la mort.

Venu à leur rencontre, Seigneur des apôtres, et leur ayant donné ton salut vivifiant, "paix à vous", tu les envoyas pour le salut du monde.
Gloire à ta résurrection, Seigneur.
Par la séduction du premier homme nous avions été dépouillés du vêtement de lumière, mais par ta résurrection, ô Fils unique, nous avons revêtu l’immortalité.
Gloire à ta résurrection, Seigneur.

Par le piège de l’arbre nous avons goûté la mort, mais par l’arbre de vie nous avons tous été rendus à la vie.
Gloire à ta résurrection, Seigneur.

Avec les myrophores nous venons de bonne heure près de toi, ô Christ, éternellement vivant, reçois nos louanges à la place des parfums.
Au lieu de l’ange, saint messager de la Bonne Nouvelle, que ta compassion vienne à notre rencontre en attendant de te connaître, afin de consoler et d’illuminer nos âmes. Avec la Bonne Nouvelle qu’elles annoncèrent, proclamons aussi tes merveilles sans égales, Roi tout-puissant et immortel, toi qui es ressuscité des morts.

Toi qui possédant l’essence ineffable du Père lui es égal en gloire, tu as pris un corps afin de souffrir pour nous.
En une louange éternelle, Seigneur, tu es béni par les anges. Toi qui est consubstantiel au Père et au Saint Esprit, tu as été crucifié et enseveli pour nous selon la volonté du Père.

En une louange éternelle, Seigneur, tu es béni par les anges.
Toi qui reviendras dans la gloire du Père pour faire à l’univers le don divin de la résurrection pour toutes les créatures, Seigneur, tu es béni éternellement.

Esprit Saint, toi qui reposes sur le char des chérubins, aujourd’hui tu descendis des cieux sur la troupe des apôtres ;
tu es béni, Roi immortel.
Toi qui marches sur les ailes du vent, aujourd’hui, Esprit Saint, sous forme de langues de feu distinctes tu t’es reposé sur les apôtres,
tu es béni, Roi immortel.
Toi qui avec providence prends soin de tes créatures, aujourd’hui, Esprit Saint, tu es venu pour affermir ton Eglise ;
tu es béni, Roi immortel.

Christ, reçois les âmes de tes serviteurs dans les cohortes des aînés dont le nom est inscrit dans les cieux.
Reçois en leur faveur ce sacrifice spirituel que nous te présentons, et accorde-leur de trouver le pardon au dernier jour.
Sois attendri, Seigneur, par l’offrande de ton Corps et de ton Sang immaculés, et accorde-leur d’être placés à ta droite.

Mère et Vierge, trône du Ressuscité des morts qui accorde une vie incorruptible à ceux qui se sont endormis en Adam, nous t’exaltons, toi qui es bénie entre les femmes. Tu es devenue le temple et la chambre nuptiale du créateur du ciel et de la terre qui renouvelle par le feu nos frères qui se sont endormis; nous t’exaltons, toi qui es bénie entre les femmes.
Tu donnas à boire ton lait immaculé à celui qui nourrit l’univers, Qui renouvelle par le feu nos frères qui se sont endormis; nous t’exaltons, toi qui es bénie entre les femmes.

Christ Dieu, toi qui sur la croix étendis tes bras sans taches et nous donnas l’emblème de la victoire, protège par elle notre vie.
Christ Dieu, toi qui sur la croix tenais les bras ouverts pour sauver le monde, tu nous donnas le sceptre de puissance; protège par elle notre vie.
Celui qui est mort pour avoir goûté de l’arbre du péché, tu l’as ressuscité par l’arbre de vie; protège par elle notre vie.
Aujourd’hui, appelés dans le Christ nouvel Israël, délivrés par le sang de l’Agneau de Dieu, dansons avec les anges en disant:
Christ est ressuscité des morts.
                                                   
Aujourd’hui une grande nouvelle est annoncée à Adam, le premier homme: "Eveille-toi, toi qui dors, le Christ ressuscité t’a illuminé, lui Dieu de nos pères".
Aujourd’hui, l’écho d’une Bonne Nouvelle parvient à Eve, les myrophores lui crient ces paroles: "nous avons vu le Christ ressuscité". Nous avons vu ta résurrection. Dieu de nos pères.
Aujourd’hui, les anges descendus des cieux annoncent aux hommes cette Bonne Nouvelle: le crucifié est ressuscité et vous a ressuscités avec lui, lui Dieu de nos pères. Bénissez-le et exaltez-le éternellement.
Aujourd’hui, notre Seigneur est ressuscité, venez, dansons avec les anges, bénissez-le avec un chant de victoire. Aujourd’hui, la colonne de lumière s’est levée; bénissez le Christ ressuscité des morts pour la sainte Eglise.

Mère de Dieu, temple de la Lumière, toi qui d’une manière ineffable as mis au monde le Logos, Dieu, revêtu d’une chair; nous te louons et t’exaltons.
Mère et Vierge, réjouis-toi et tressaille d’allégresse, car celui à qui, ô Vierge, tu donnas naissance, renaît aujourd’hui par sa résurrection du tombeau.

Aujourd’hui, les anges dans les cieux se réjouissent avec les hommes ;
descendus des cieux ils annoncent au monde une Bonne Nouvelle: tressaillez de joie, aujourd’hui, le Christ est ressuscité des morts.
Aujourd’hui, l’ange assis sur la pierre, aux saintes femmes porteuses de parfums demanda d’une voix joyeuse de rapporter ces paroles aux apôtres: Tressaillez de joie, aujourd’hui, le Christ est ressuscité des morts. Aujourd’hui, la pierre de la foi et Jean le bien-aimé, rivalisèrent à la course vers le tombeau du Ressuscité; ils virent et ils annoncèrent: Christ est ressuscité des morts.
Aujourd’hui, joyeux nous aussi, soyons radieux en ce jour de fête: Dans la paix de Dieu embrassons-nous tendrement les uns les autres, et proclamons ensemble : Christ est ressuscité des morts.

Source: D'après la traduction (revisitée) du R. P. Ch. RENOUX O.S.B. parue dans Présence d’En Calcat 10, 1966

Le canon arménien  de Pâque est un précieux témoin de l'antique liturgie de l'Eglise de Jérusalem

Chiunque vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua (Mc 8,34) omelia di S. Ignazio (Brianchaninov)



https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4enatX32sfqRyeMrCO6pGbmDgxxd7ADqkq9nV4zlVC0tVEEs18eSllA5s-kne2avoySLFwuTYNGXcWwGePIhPabgblwYEtWYCHzA_16yCtYrNBuZ74D_Ug7ktEKIwAeYuKtNs5g-eJp1S/s1600/priere_jesus.jpg

Cari fratelli e sorelle! 

Anche noi siamo discepoli del nostro Signore Gesù Cristo, perché siamo cristiani. 
Anche noi siamo chiamati dal Signore, a questo santo tempio, per ascoltare il suo insegnamento. Ci troviamo davanti al volto del Signore. Il suo sguardo è rivolto verso di noi. 
Le nostre anime sono messe a nudo di fronte a Lui, i nostri pensieri segreti e sentimenti nascosti sono aperti a lui. 

Egli vede tutte le nostre intenzioni, Egli vede la verità, ed i peccati che abbiamo commesso dalla nostra giovinezza, vede tutta la nostra vita, passata e futura, anche quella che non abbiamo ancora fatto è già scritto nel suo libro
Conosce l'ora del nostro passaggio nell'eternità incommensurabile, e ci dà il suo santo comandamento per la nostra salvezza: Chiunque vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.
 
Mediante la fede viva, eleviamo gli occhi della nostra mente al Signore che è presente qui con noi! 
Apriamo i nostri cuori, rotoliamo via la pesante pietra di durezza dal suo ingresso, sentiamo, riflettiamo, accettiamo e assimiliamo l'insegnamento di nostro Signore.

Che cosa significa rinnegare noi stessi? Significa lasciare la nostra vita peccaminosa. 
Il peccato, attraverso il quale la nostra caduta si è verificata, ha così abbracciato la nostra natura che è diventata come se fosse naturale, quindi, la negazione del peccato è diventata la negazione della natura, e la natura è negare noi stessi. La morte eterna che ha colpito le nostre anime è diventata come la vita per noi.
Richiede cibo il peccato, esso esige di essere soddisfatto, con il peccato.
Per mezzo di tali alimenti di piacere, la morte eterna sostiene e mantiene il suo dominio sull'uomo. 
Ma l'uomo caduto accetta la crescita del dominio della morte in se stesso, come la crescita e il successo nella vita. 
Così, colui che è stato infettato da una malattia mortale è superata dalle esigenze forti di questa malattia e cerca i cibi che la rafforzano. 

Egli li cerca come i cibi più essenziali, come i piaceri più necessari.
Il Signore ha pronunciato il suo verdetto contro la morte eterna, che l'uomo, malato di una caduta terribile, immagina di essere la vita: Perché chi vorrà salvare la sua vita, coltivando in essa una vita di cadute o di morte eterna, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà.(Mc 8,35). 

Posizioniamo davanti ai nostri occhi il mondo intero con tutta la sua bellezza e il fascino, il Signore dice: Cosa giova all'uomo, se guadagna il mondo intero e perde l'anima sua? cosa serve all'uomo, quello che ha acquisito se venisse a possedere non solo una cosa minore, ma anche tutto il mondo visibile? 
Il mondo visibile non è altro che un possesso temporaneo dell'uomo! 
Non vi è alcun elemento sulla terra, non un singolo bene acquisibili che potremmo definire nostri. Tutto sarà tolto con la morte spietata e inevitabile, in circostanze impreviste, spesso potrebbero essere portati via anche prima della nostra morte. 
Anche i nostri corpi vengono messi da parte in quel passaggio sacro nell'eternità. 
Nostro possesso è il tesoro della nostra anima, e la nostra anima in pace. E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima? (Mc 8,37). 
Non vi è nulla che possa ricompensare la perdita dell'anima, quando viene uccisa dalla morte eterna, che chiama inganno la vita stessa.

Che cosa significa prendere la nostra croce? La croce era uno strumento di esecuzione vergognosa, di popolani e prigionieri privati ​​dei diritti di cittadino. 
Il mondo orgoglioso, un mondo in inimicizia con Cristo, priva i discepoli di Cristo dei diritti di cui godono i figli di questo mondo. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me.. (Gv. 15:19; 16:2-3). Prendere la nostra croce significa magnanimamente sopportare la derisione e lo scherno che il mondo riversa sui seguaci di Cristo, quei dolori e le persecuzioni con cui il mondo ama il peccato e cieco perseguita coloro che seguono Cristo. È una grazia per chi conosce Dio subire afflizioni, soffrendo ingiustamente; A questo infatti siete stati chiamati, poiché anche Cristo patì per voi,lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: (1 Piet. 2:19, 21). 

Siamo stati chiamati dal Signore, che ha detto ai suoi cari, Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!(Gv 16,33).
Prendere la nostra croce significa coraggio duraturo, lavoro difficile, invisibile, agonia, e il tormento per il bene del Vangelo, come la guerra con le nostre passioni, con il peccato che abita in noi, con gli spiriti del male che ci fanno la guerra con veemenza e freneticamente ci attaccano quando decidiamo di gettare il giogo del peccato, e ci sottomettiamo al giogo di Cristo. 
La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. (Efesini 6:12). ma hanno da Dio la potenza di abbattere le fortezze, distruggendo i ragionamenti e ogni baluardo che si leva contro la conoscenza di Dio, e rendendo ogni intelligenza soggetta all'obbedienza al Cristo. (2 Cor. 10:4-5). 
Dopo aver ottenuto la vittoria in questa guerra invisibile ma laboriosa, l'Apostolo esclama, Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. (Gal 6 : 14).

Prendere la nostra croce, significa docilmente e umilmente presentare noi stessi, quei dolori temporanei e le afflizioni, che la Divina Provvidenza ritenga utile, per consentire in noi quella pulizia dei nostri peccati. 
Poi la croce, ci servirà quale scala dalla terra al cielo. Il ladrone nei Vangeli, che salì questa scala, salì con i suoi terribili crimini. Dalla sua croce ha pronunciato parole piene di umiltà e di saggezza. Nell'umiltà e nella saggezza è entrato nella conoscenza di Dio, e attraverso la conoscenza di Dio, ha acquisito il cielo perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, ha detto. Signore, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno (Luca 23:41-42). 
Quando dolori ci coinvolgono, cari fratelli e sorelle, ripetere le parole del buon ladrone che possono acquistare il paradiso! O come Giobbe, benediciamo il Signore che ci punisce, chi è appena ancora misericordioso. Ma egli le rispose: «Come parlerebbe una stolta tu hai parlato! Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremo accettare il male? e disse: «Nudo uscii dal seno di mia madre, e nudo vi ritornerò.
Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!». (Giobbe 2:10; 1:21). 

Prendere la nostra croce, significa prenderla volentieri e con entusiasmo, sottomettersi a privazioni e fatiche ascetiche, con le quale si mettono le aspirazioni irrazionali della nostra carne sotto controllo. 

L'apostolo Paolo ha fatto ricorso a tale crocifissione della sua carne. 
Dice: Anzi tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù perché non succeda che dopo avere predicato agli altri, venga io stesso squalificato. (1 Cor. 9:27).  
Quelli che vivono secondo la carne, cioè, coloro che non frenano la loro carne, ma consentono di superare lo spirito, non possono piacere a Dio (Romani 8:8). Pertanto, se viviamo nella carne, non dobbiamo vivere per la carne! Poiché, se vivete secondo la carne, voi morirete (Rm 8,12) una morte eterna, ma se mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, voi vivrete (Rm 8:13) una vita eterna e beata. 
La carne è essenzialmente trattenuta dallo spirito, ma lo spirito non può che prendere il controllo della carne e la guida, quando è pronto a presentare la sua crocifissione. 
La carne è crocifissa con il digiuno, la veglia, l'inginocchiarsi in preghiera, e di altri lavori corporei posti su di essa, con saggezza e nell'ambito della misura. 
Un lavoro del corpo che è saggio e nell'ambito della misura, libera il corpo da pesantezza e corpulenza, affina la sua forza, lo mantiene sempre nella luce e in grado di essere attivo.  
Coloro che sono di Cristo, dice l'Apostolo, hanno crocifisso la carne con le passioni e i suoi desideri (Gal . 5:24). 

Che cosa significa prendere la nostra croce, e occupare in particolare la nostra croce? 
Ciò significa che ogni cristiano dovrebbe pazientemente sopportare gli insulti e le persecuzioni del mondo che vengono a lui
Ciò significa che ogni cristiano dovrebbe muovere guerra virilmente e costantemente contro quelle stesse passioni e pensieri peccaminosi che sorgono in lui. 
Ciò significa che ogni cristiano dovrebbe, con l'obbedienza e la dedizione alla volontà di Dio, con la confessione della giustizia di Dio e la misericordia, con gratitudine a Dio, sopportare le stesse sofferenze e le privazioni che la Divina Provvidenza permette vengano su di lui, e non alcune altre cose dipinte e presentate dai suoi sogni fieri. 
Questo significa accontentarsi di quelle fatiche che il corpo riesce a corrispondere proporzionalmente alla nostra forza fisica; quelle stesse che il nostro fisico richiede, al fine di tenerlo in ordine, e non a cercare dopo il digiuno di aumentarlo con la veglia, o tutte le altre prodezze ascetiche al di là delle nostre capacità, che distruggono la nostra salute fisica e dirigono il nostro spirito verso l'alta opinione di sé e l'inganno, come san Giovanni Climaco descrive.

Ogni persona ha la propria croce. E ogni cristiano è comandato ad accettare questa croce di suo con abnegazione, e di seguire Cristo. 
Colui che si è annientato e ha preso la sua croce, ha fatto pace con se stesso e con le sua vita; con la sua situazione interiore che esteriore, e solo lui può ragionevolmente e correttamente seguire Cristo.
Che cosa significa seguire Cristo? 
Significa studiare i Vangeli, come unica guida dell'agire della nostra mente, cuore e corpo. 
Ciò significa adattare i nostri pensieri ai Vangeli, mettere a punto i sentimenti del nostro cuore secondo il Vangelo, e servire come espressione dei Vangeli, con tutte le nostre azioni e movimenti, sia segreti che manifesti. 

Come abbiamo detto prima, solo la persona che è sfuggita all'inganno attraverso l'umiltà volontaria (Col 2,18), che ha voluto ottenere la vera umiltà e saggezza in cui dimora, in obbedienza e sottomissione a Dio, è in grado di seguire Cristo. Colui che è entrato in sottomissione a Dio, in obbedienza insieme alla totale abnegazione, ha preso la sua croce, e accettato e confessato questa croce sia la sua.
 
http://www.natidallospirito.com/wp-content/uploads/2012/05/croce_copta_2012-185x300.jpg 

Cari fratelli e sorelle! 

Inchinate il corpo per adorare la croce preziosa del Signore oggi, secondo la regola della Santa Chiesa Ortodossa, inchiniamoci anche nello spirito! Dobbiamo venerare la Croce preziosa di Cristo, la nostra arma di vittoria e vessillo di Cristo, gloria, ognuno confessando dalla sua croce, "Ho ricevuto il giusto per le mie azioni! Ricordati di me, Signore, quando sarai nel tuo regno! 

"Riconoscendo i nostri peccati con gratitudine a Dio e la sottomissione alla Sua volontà, facciamo della nostra croce, cioè strumento di esecuzione e marchio di disonore, uno strumento di vittoria e segno di gloria, simile alla Croce del Signore. Attraverso la croce apriamo il paradiso a noi stessi. 
Non dobbiamo permettere che alcun male ci faccia mormorare, e soprattutto che qualche anima ci distrugga con la sua blasfemia, che  spesso sentiamo dalle labbra dei ciechi e peccatori induriti, che si contorcono e si agitano per la loro croce, cercando invano di fuggire da essa. 

Con il mormorio e la bestemmia, la croce diventa insopportabilmente pesante, trascinando all'inferno il crocifisso su di essa. 
"Che cosa ho fatto?" 
Grida il peccatore nella negazione della sua peccaminosità, accusando il Dio giusto e misericordioso di ingiustizia e crudeltà, la colpa e il rifiuto della Provvidenza di Dio. 
Quello che ha visto il Figlio di Dio crocifisso, beffardo e malignamente ha chiesto a lui, Se tu sei il Cristo, salva te stesso e noi (Lc 23,39), scendi ora giù dalla croce (Mt 27:42) .
Ma il nostro Signore Gesù Cristo è stato consensiente di salire sulla Croce nella carne e di sopportare la morte, al fine e per mezzo della croce, di fare la pace tra Dio e l'uomo, e di salvare l'umanità dalla morte eterna. 
Dopo aver preparato i santi Apostoli per questo grande evento, il Signore informò gli Apostoli in tempo utile, che Egli doveva essere consegnato nelle mani dei peccatori, avrebbe dovuto soffrire molto, essere ucciso e risorgere. 

Questo preavviso sembrava strano e improbabile ad alcuni dei santi Apostoli. 

Poi il Signore ha chiamato a sé i suoi discepoli e disse loro: Chiunque vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Amen.
S. Ignazio (Brianchaninov)