lunedì 1 dicembre 2014

San Cromazio d'Aquileia -Dai "Trattati sul vangelo di Matteo" di san Cromazio, vescovo


San Cromazio d'Aquileia -Dai "Trattati sul vangelo di Matteo" di san Cromazio, vescovo

File:Labarum.png


San Cromazio d'Aquileia

Dai "Trattati sul vangelo di Matteo" di san Cromazio, vescovo



VOI SIETE LA LUCE DEL MONDO






"Voi siete la luce del mondo. Non può restare nascosta un città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa" (Mt 5,14-15). Il Signore ha chiamato i suoi discepoli "sale della terra", perché hanno dato sapore, per mezzo della sapienza celeste, ai cuori degli uomini resi insipidi dal diavolo. Ora li chiama anche " luce del mondo" perché, illuminati da lui stesso che è la luce vera ed eterna, sono diventati, a loro volta, luce che splende nelle tenebre. Egli è il sole della giustizia. Molto giustamente quindi chiama luce del mondo anche i suoi discepoli, in quanto per mezzo loro, come attraverso raggi splendenti, ha illuminato tutta la terra, con la luce della verità. Diffondendo la luce della verità, essi hanno tolto le tenebre dell'errore dai cuori degli uomini. Anche noi siamo stati illuminati per mezzo di loro, così da trasformarci da tenebra in luce (Ef. 5,8) E ancora: Voi non siete figli della notte e delle tenebre, ma figli della luce del giorno (cfr. 1 Ts 5,5). Ben a ragione quindi anche  san Giacomo ha lasciato scritto nella sua lettera:" Dio è luce" ( 1 Gv 1,5) e chi rima ne in Dio si trova nella luce. Poiché dunque ci rallegriamo di essere stati liberati dalle tenebre dell'errore, è logico che quali figli della luce dobbiamo camminare sempre in essa. Per questo l'Apostolo dice ancora: Risplendete come astri in questo mondo, attenendovi fedelmente alla parola di vita (cfr. Fil 2,15-16). Se non faremo questo, noi nasconderemo e oscureremo con il velo della nostra infedeltà, a danno e degli altri, quella luce che splende a utilità di tutti. Sappiamo infatti, e lo abbiamo anche letto, che quel servo invece di portare in banca il talento ricevuto per guadagnarsi il cielo aveva preferito nasconderlo. E così fu colpito dal giusto castigo. Quella luce spirituale che è stata accesa perché ne usiamo a nostra salvezza, deve sempre risplendere in noi. Abbiamo a nostra disposizione la lucerna dei comandamenti di Dio e della grazia spirituale, di cui David dice: Il tuo comandamento è lucerna ai miei piedi e luce ai miei sentieri (cfr. Sal 118, 105). Di questa parola  parla anche Salomone quando afferma: Il comando della legge è come una lucerna (cfr. Pr 6,23). Non dobbiamo quindi tener nascosta questa lucerna della legge e della fede. Dobbiamo anzi tenerla alta nella Chiesa, come sopra un candelabro, affinché sia di salvezza a molti, perché noi stessi confortiamo alla luce della stessa verità  e tutti i credenti ne siano illuminati) Dai "Trattati sul vangelo di Matteo" di san Cromazio, vescovo).

"Poiché questa è la notte in cui già furono colpiti i primogeniti degli egiziani e liberati i figli di Israele, preghiamo il Signore con tutto il cuore e con tutta la nostra fede che si degni di tenerci lontani da ogni incursione di nemici e da ogni timore di avversari. Non guardi ai nostri meriti, ma alla sua misericordia, lui che già si degnò di liberare i figli d'Israele non per i loro meriti ma per la sua misericordia. Ci protegga con la solita compassione, respinga le nazioni barbare, operi in noi ciò che il santo Mosè disse ai figli d'Israele:  "Il Signore combatterà per voi, senza che voi ve ne diate pensiero". È lui che combatte, è lui che riporta la vittoria, se ha pietà, se perdona i peccati, se non considera i nostri meriti ma la sua clemenza, perché è solito aver pietà anche degli indegni. E affinché si degni di farlo, dobbiamo pregare con tutte le nostre forze. Egli stesso infatti dice per bocca del Profeta:  "Invocami nel giorno della tribolazione, io ti libererò e tu mi renderai gloria"". 





http://www.santiebeati.it/dettaglio/90492


al solito senza problemi

http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/audiences/2007/documents/hf_ben-xvi_aud_20071205_it.html

BENEDETTO XVI

UDIENZA GENERALE

Aula Paolo VI
Mercoledì, 5 dicembre 2007



San Cromazio di Aquileia

Il primo e principale impegno di San Cromazio fu quello di porsi in ascolto della Parola, per essere capace di farsene poi annunciatore...” (San Cromazio d’Aquileia (udienza generale, 5 dicembre 2007)




 





Questa icona di San Cromazio d'Aquileia è il dono del Patriarca Bartolomeo per la Basilica di Aquileia, in ricordo dell'aiuto dato da Cromazio al predecessore del Patriarca sulla sede di Costantinopoli, San Giovanni Crisostomo





 



IL SIMBOLO DI FEDE SECONDO LA CHIESA DI AQUILEIA

Io credo
in Dio Padre onnipotente
invisibile e impassibile;
e in Gesù Cristo, suo unico Figlio,
nostro Signore,
il quale nacque per opera dello Spirito Santo
dalla Vergine Maria,
fu crocifisso sotto Ponzio Pilato e fu sepolto,
discese negli inferi,
il terzo giorno è risuscitato,
è asceso al cielo,
siede alla destra del Padre:
di là verrà a giudicare i vivi e i morti;
e nello Spirito santo,
la santa Chiesa, la remissione dei peccati,
la risurrezione di (+ ) questa carne. Amen.

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Credo in Deo Patre
omnipotente
invisibili et impassibili;
et in Christo Iesu, unico Filio eius,
Domino nostro,
qui natus est de Spiritu Sancto
ex Maria virgine,
crucifixus sub Pontio Pilato et sepultus,
descendit ad inferna,
tertia die resurrexit a mortuis,
ascendit ad caelos,
sedet ad dexteram Patris:
inde venturus est iudicare vivos et mortuos;
et in Spiritu Sancto,
sanctam Ecclesiam, remissionem peccatorum, (+)
huius carnis resurrectionem. Amen.


Questo Simbolo di fede, che è ancora in uso nelle Chiese sorte dal Patriarcato
di Aquileia, presenta essenzialmente due peculiarità

La prima peculiarità è costituita dai titoli di Dio Padre. Egli è detto
«invisibilis» e «impassibilis» per sottolineare che non fu lui, il Padre, a
rendersi visibile agli uomini e a subire la passione della croce per loro, ma
Cristo Gesù. Ciò sulla linea di Gv 1, 18: «Dio nessuno l'ha mai visto; proprio
il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato». Il credo
riportato da Rufino è dunque una risposta all'eresia patripassiana (o modalista,
con termine moderno) che non distingueva, nell'unico Dio, le tre Persone: il
Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
 L'altra peculiarità è l'aggettivo
dimostrativo «questa» (huius), la cui proclamazione era ed è tuttora
accompagnata dal segno di croce sulla fronte. Esso fu aggiunto per sottolineare
che la risurrezione in cui speriamo riguarda tutto l'uomo, fatto di spirito, di
anima e di corpo. Proprio questo nostro corpo, che vediamo e tocchiamo, riceverà
una vita nuova.«Cristo in spirito andò ad annunciare la salvezza anche agli
spiriti che attendevano in prigione») e descritta assai puntualmente da alcuni
vangeli apocrifi (fra cui il Vangelo di Nicodemo), ma tale verità di fede non
costituisce un vero proprium della Chiesa di Aquileia.
 Essa, infatti è implicita nel «Simbolo niceno-costantinopolitano» ed era già attestata nel
«Simbolo degli Apostoli» e in altre professioni di fede di matrice orientale
precedenti a quella aquileiese


http://cromatianum.splinder.com/tag/rufino+di+aquileia+e+il+simbolo

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