martedì 29 marzo 2016

SAN LEONE MAGNO PAPA SERMONE TENUTO PER LA QUARESIMA, domenica 13 marzo 455


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SERMONE TENUTO PER LA QUARESIMA, domenica 13 marzo 455

 Fra tutti i giorni che per diversi aspetti la devozione cristiana ritiene degni di venerazione,  carissimi, nessuno è superiore alla solennità della Pasqua, ed è in rapporto a questa che nella Chiesa di Dio viene riconosciuta la dignità di tutte quante le feste. Certamente fu in vista di questo mistero anche la stessa nascita del Signore dalla Madre, né ci fu altro motivo nella nascita terrena del Figlio di Dio se non quello di poter essere messo in croce. Nell’utero della Vergine, infatti, fu assunta la carne mortale e nella carne mortale ebbe compimento il disegno della passione, che per l’ineffabile disposizione della misericordia divina fu per noi sacrificio di redenzione, abolizione della colpa e principio di risurrezione alla vita eterna. Considerando tutto quello che il mondo intero ha conseguito per mezzo della croce del Signore, riconosciamo che è giusto prepararci a celebrare il giorno della Pasqua con il digiuno di quaranta giorni, in modo da poter partecipare degnamente ai divini misteri. Non soltanto i vescovi, o i sacerdoti, né i soli diaconi, ma tutto il corpo della Chiesa e l’intero popolo dei fedeli occorre che sia purificato da ogni macchia, affinché il tempio di Dio, di cui è fondamento lo stesso fondatore, sia bello in ogni pietra e splendido in ogni sua parte. Se a ragione si abbelliscono con ogni ornamento i palazzi dei re e le case delle più alte autorità, perché siano tanto più eccellenti le dimore di quelli di cui più grandi sono i titoli, con quanta cura si deve edificare, con quanta magnificenza si deve adornare l’abitazione di Dio stesso [cf. Ef  2,22]! Sebbene questa abitazione non possa essere iniziata e portata a termine senza il suo costruttore, tuttavia essa ha ricevuto in dono da lui di promuovere la sua crescita anche con la propria fatica. È viva infatti e dotata di ragione la materia che viene scelta per la costruzione di questo tempio ed è spinta dal soffio della grazia a compaginarsi volontariamente in un’unica costruzione. Ed è così tanto amata, così tanto cercata, che essa stessa passa dal disinteresse all’interesse, dal disamore all’amore, secondo quanto afferma il beato apostolo Giovanni: “Noi dunque amiamo, perché Dio ci ha amato per primo” [1Gv 4,19]. Pertanto, poiché tutti i fedeli nel loro insieme e ciascuno singolarmente costituiscono l’unico e medesimo tempio di Dio [cf. 1Cor 3,16; 2Cor 6,16], questo, come deve risultare perfetto nella totalità delle sue parti, così deve esserlo in ciascuna di esse, perché anche se la bellezza di tutti i membri non è identica, né vi può essere parità di meriti in tanta varietà di elementi, tuttavia il vincolo della carità conferisce la comunione nella bellezza. Coloro che sono congiunti in un amore santo, infatti, anche se non dispongono dei medesimi benefici della grazia, tuttavia godono reciprocamente dei rispettivi beni, e non può rimanere loro estraneo quel che amano, perché chi si rallegra del progresso altrui, avanza lui stesso.

2.
In questa comunione dei santi, carissimi, nella quale è identico ciò che si ama, ciò che si apprezza,  ciò che si pensa, non vi è posto per i superbi, né per gli invidiosi, né per gli avari, e tutto ciò che costituisce motivo di vanto per la vanità o acuisce la veemenza dell’ira o incrementa la lussuria non può essere ritenuto appartenere all’alleanza di Cristo, ma al partito del diavolo, ed è rigettato lontano dalle dimore della pietà. Si infuria pertanto l’avversario dell’innocenza e il nemico della pace e, poiché egli non rimase fermo nella verità [Gv 8,44] e per la sua  superbia perse completamente la gloria della sua natura, si affligge nel vedere l’uomo reintegrato dalla misericordia divina e introdotto a godere di quei beni che egli perse. Né c’è da meravigliarsi se l’istigatore del peccato è tormentato dalla bontà di coloro che agiscono con giustizia e torturato dalla fermezza di coloro che non può far cadere, giacché talvolta anche fra gli uomini si trovano di quelli che vogliono imitare le opere di una tale malvagità. Molti infatti – c’è da rattristarsene – si crucciano per i progressi degli altri e siccome sanno che i vizi non sono graditi alle virtù, si accaniscono nell’odiare quelli di cui non seguono l’esempio. I servi di Dio, invece, e i seguaci della verità amano anche quelli diversi da loro e fanno guerra ai vizi piuttosto che agli uomini, “non rendendo a nessuno male per male” [Rm 12,17], ma desiderando sempre la correzione di coloro che peccano. È molto bello e degno di essere paragonato alla divina bontà quando ognuno riconosce se stesso nell’altro ed ama la propria natura anche in un nemico. Sappiamo del resto che moltissimi sono passati da pessimi ad ottimi costumi, che da ubriaconi sono diventati sobri, da spietati compassionevoli, da avidi generosi, da intemperanti casti, da violenti calmi. Secondo la parola del Signore, poi – “Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori” [Mt 9,13] – a nessun cristiano è lecito odiare chicchessia,  poiché nessuno si salva se non perché gli sono rimessi i peccati, e quelli che la sapienza del mondo giudica spregevoli, non sappiamo quanto la grazia dello Spirito possa rendere preziosi.

3.
Sia dunque santo il popolo di Dio, sia disposto al bene: santo, per evitare ciò che è proibito; disposto al bene, per compiere ciò che è comandato. Per quanto sia un gran bene possedere la retta fede e la sana dottrina e siano meritevoli di grande lode la mortificazione della gola, la dolcezza della mansuetudine, la purezza della castità, nondimeno tutte le virtù rimangono nude senza la carità, e quale che sia l’elevatezza dei costumi, non si può ritenere fecondo di frutti quel che non è stato generato dalla carità. Per questo nel Vangelo di Giovanni il Signore dice: “Da questo sapranno che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri” [Gv 13,35]; e in una lettera del medesimo apostolo si legge: “Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore” [1Gv 4,7-8]. I fedeli vaglino perciò il loro animo e giudichino con un sincero esame quali sono i sentimenti profondi del loro cuore e, se troveranno nella loro coscienza qualche frutto di carità, stiano certi che Dio abita in loro; e perché siano sempre più capaci di ricevere un ospite tanto grande, divengano più accoglienti mediante assidue opere di misericordia. Se infatti Dio è amore [cf. 1Gv 4,16], la carità non deve avere alcun limite, perché la divinità non può essere rinchiusa entro nessun confine.

4.
Tutti i tempi dell’anno sono opportuni, carissimi, per esercitare il bene della carità; tuttavia i giorni attuali spronano in maniera particolare coloro che desiderano ricevere la Pasqua del Signore, santificati nel corpo e nello spirito, a cercare di acquistare soprattutto questa grazia, nella quale non solo è racchiuso tutto il complesso delle virtù, ma viene anche coperta una moltitudine di peccati [cf. 1Pt 4,8; Pr 10,12b]. Pertanto, trovandoci vicini a celebrare quel mistero che è superiore a tutti e con il quale il sangue di Gesù Cristo distrusse le nostre iniquità, prepariamo anzitutto sacrifici di misericordia [cf. Eb 13,16] e quello che ci ha concesso la bontà di Dio offriamolo anche noi a chi ha peccato contro di noi. Si dimentichino le ingiurie, non si puniscano più le colpe con la tortura e siano liberati dalla paura del castigo tutti i sottoposti che hanno mancato. Nessuno sia detenuto nelle prigioni, né continuino a uscire i tristi gemiti dei colpevoli dalle carceri tenebrose. Se qualcuno tiene in queste condizioni chi si è reso colpevole di qualche delitto, sappia che è in peccato e per ricevere egli stesso il perdono si rallegri di aver trovato a chi perdonare. Così, quando secondo l’insegnamento di Dio diremo: “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori” [Mt 6,12], potremo essere certi di ottenere la clemenza divina secondo le parole della nostra preghiera.

5. Anche verso i poveri e quelli che sono impediti da varie infermità, si dimostri ora una generosità più benevola, affinché siano rese grazie a Dio dalla voce di molti [cf. 2Cor 9,11-12], e il nutrimento degli indigenti sia sostenuto dai nostri digiuni. Nessuna forma di devozione dei fedeli, infatti, è gradita al Signore più dell’offerta fatta ai suoi poveri; egli ravvisa l’immagine del suo amore laddove riscontra l’attenzione alla misericordia [cf. Lc 6,36]. Nel compiere queste elargizioni non temiamo la diminuzione del nostro patrimonio, perché la stessa bontà costituisce una grande ricchezza, né possono venire a mancare i mezzi per dare generosamente, quando è Cristo che nutre ed è nutrito. In tutte queste azioni interviene quella mano che spezzando il pane lo fa crescere [cf. Mt 14,19; 15,36; Mc 6,41; Lc 9,16] e nel distribuirlo lo moltiplica. Sia lieto [cf. 2Cor 9,7b] e non abbia timore chi distribuisce elemosine, perché raccoglierà il più grande guadagno quando per sé avrà riservato il minimo indispensabile, secondo la parola del beato apostolo Paolo: “Colui che somministra il seme al seminatore e il pane per il nutrimento somministrerà e moltiplicherà anche la vostra semente e farà crescere i frutti della vostra giustizia” [2Cor 9,10], in Cristo Gesù Signore nostro, che vive e regna col Padre e con lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen.

venerdì 25 marzo 2016

La meditazione di Santo Ambrogio sull'Annunciazione


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Dal "Commento su san Luca"
 
L'angelo, che annunziava il mistero, volle garantirne la veridicità con una prova e annunziò alla vergine Maria la maternità di una donna vecchia e sterile, per dimostrare così che a Dio è possibile tutto ciò che vuole. Appena Maria ebbe udito ciò, si avviò in fretta verso la montagna, non perché fosse incredula della profezia o incerta dell'annunzio o dubitasse della prova, ma perché era lieta della promessa e desiderosa di compiere devotamente un servizio, con lo slancio che le veniva dall'intima gioia. 


Dove ormai, ricolma di Dio, poteva affrettarsi ad andare se non verso l'alto? La grazia dello Spirito Santo non comporta lentezze. Subito si fanno sentire i benefici della venuta di Maria e della presenza del Signore. Infatti appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, esultò il bambino nel seno di lei, ed ella fu ricolma di Spirito Santo (cfr. Lc 1, 41). 


Si deve fare attenzione alla scelta delle singole parole e al loro significato. 


Elisabetta udì per prima la voce, ma Giovanni percepì per primo la grazia; essa udì secondo l'ordine della natura, egli esultò in virtù del mistero; essa sentì l'arrivo di Maria, egli del Signore; la donna l'arrivo della donna, il bambino l'arrivo del bambino. Esse parlano delle grazie ricevute, essi nel seno delle loro madri realizzano la grazia e il mistero della misericordia a profitto delle madri stesse: e queste per un duplice miracolo profetizzano sotto l'ispirazione dei figli che portano. Del figlio si dice che esultò, della madre che fu ricolma di Spirito Santo. Non fu prima la madre a essere ricolma dello Spirito, ma fu il figlio, ripieno di Spirito Santo, a ricolmare anche la madre. Esultò Giovanni, esultò anche lo spirito di Maria. Ma mentre di Elisabetta si dice che fu ricolma di Spirito santo allorché Giovanni esultò, di Maria, che già era ricolma di Spirito santo, si dice che allora il suo spirito esultò.

Colui che è incomprensibile, operava in modo incomprensibile nella madre. L'una, Elisabetta, fu ripiena di Spirito Santo dopo la concezione, Maria invece prima della concezione. Beata disse tu che hai creduto (cfr. Lc 1, 45). Ma beati anche voi che avete udito e creduto: ogni anima che crede concepisce e genera il Verbo di Dio e riconosce le sue opere. Sia in ciascuno l'anima di Maria per magnificare il Signore; sia in ciascuno lo spirito di Maria per esultare in Dio. Se c'è una sola madre di Cristo secondo la carne, secondo la fede, invece, Cristo è il frutto di tutti, poiché ogni anima riceve il Verbo di Dio, purché, immacolata e immune da vizi, custodisca la castità con intemerato pudore. 

Ogni anima, che potrà mantenersi così, magnifica il Signore come magnificò il Signore l'anima di Maria, e il suo spirito esultò in Dio salvatore. Come avete potuto leggere anche altrove: Magnificate il Signore con me (cfr. Salmo 33, 4), il Signore è magnificato non perché la parola umana possa aggiungere qualcosa alla grandezza del Signore, ma perché egli viene magnificato in noi. Cristo è l'immagine di Dio: perciò l'anima che compie opere giuste e pie magnifica l'immagine di Dio a somiglianza della quale è stata creata, e mentre la magnifica, partecipa in certo modo alla sua grandezza e si eleva.
 Sant'Ambrogio, Vescovo (2, 19. 22-23. 26-27)



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mercoledì 23 marzo 2016

e Abbà disse....24-03-2016




Regole Per Una Vita Devota
(di Platone, arcivescovo di Kostroma)
    



Forzati ad alzarti presto e a un'ora fissa. Appena ti svegli, rivolgi la tua mente a Dio: fai il Segno della Croce, e ringrazialo per la notte che è passata e per tutte le sue misericordie nei tuoi confronti. Chiedigli di guidare ogni tuo pensiero, sensazione e desiderio, in modo che tutto ciò che dici o che fai gli sia gradito.

Quando ti vesti ricorda la presenza del Signore e del tuo Angelo custode. Chiedi al Signore Gesù Cristo di ricoprirti con il manto di salvezza.

Dopo esserti lavato, vai a fare le preghiere del mattino. Prega in ginocchio, con concentrazione, con riverenza e mitezza, come si conviene di fronte agli occhi dell'Onnipotente. Chiedigli di darti fede, speranza e amore, così come una tranquilla forza per accettare tutto ciò che il giorno che viene ti può portare - le sue difficoltà e suoi problemi. Chiedigli di benedire le tue fatiche.

Chiedigli aiuto: per adempiere qualche particolare compito che hai di fronte; per stare alla larga da qualche particolare peccato. Se puoi, leggi qualcosa dalla Bibbia, soprattutto dal Nuovo Testamento e dai Salmi. Leggi con l'intenzione di ricevere qualche illuminazione spirituale, inclinando il tuo cuore alla compunzione. Dopo avere letto un poco, fermati a riflettere su quanto leggi, e quindi procedi oltre, ascoltando ciò che il Signore suggerisce al tuo cuore.

Cerca di dedicare almeno quindici minuti a contemplare spiritualmente gli insegnamenti della Fede e il profitto della tua anima in quanto hai letto.

Ringrazia sempre il Signore perché non ti ha lasciato perire nei tuoi peccati, ma si preoccupa di te e ti guida in ogni modo possibile al Regno Celeste.

Inizia ogni mattino come se avessi appena deciso di diventare un cristiano e di vivere secondo i comandamenti di Dio. Andando a fare i tuoi doveri, sforzati di fare tutto alla gloria di Dio. Non iniziare nulla senza preghiera, perché tutto ciò che facciamo senza pregare alla fine si rivela futile o dannoso. Le parole del Signore sono vere: "Senza di me, non potete fare niente."

Imita il nostro Salvatore, che ha lavorato aiutando Giuseppe e la sua tuttasanta  Madre. Mentre lavori, mantieni un buono spirito, affidandoti sempre all'aiuto del Signore. È cosa buona ripetere incessantemente la preghiera: "Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi misericordia di me peccatore."

Se i tuoi lavori hanno successo, rendi grazie al Signore; e in caso contrario, affidati alla sua volontà, poiché Egli si prende cura di noi e dirige tutto verso il meglio. Accetta tutte le difficoltà come penitenza per i tuoi peccati - in spirito di obbedienza e di umiltà.

Prima di ogni pasto, prega che Dio benedica il cibo e le bevande; e dopo il pranzo rendi grazie a Dio e chiedigli di non privarti delle sue benedizioni spirituali. È bene lasciare la tavola sentendo un poco di appetito. In ogni cosa, evita gli eccessi. Seguendo l'esempio dei cristiani antichi, digiuna il Mercoledì e il Venerdì.

Non essere avido. Sii contento di avere cibo e vestiti, imitando Cristo che si è impoverito per noi.

Sforzati di compiacere il Signore in tutto, in modo da non essere rimproverato dalla tua coscienza. Ricordati che Dio ti vede sempre, e così sii accuratamente vigilante per quanto riguarda i sentimenti, i pensieri e i desideri del tuo cuore. Evita anche i più piccoli peccati, per non cadere in quelli più grandi. Scaccia dal tuo cuore ogni pensiero o progetto che ti muove lontano dal Signore. Lotta specialmente contro i desideri impuri; scacciali dal tuo cuore come una scintilla di brace che cade sui tuoi vestiti.

Se non vuoi essere turbato da desideri malvagi, accetta mitemente l'umiliazione da parte degli altri.

Non parlare troppo, ricorda che per ogni parola detta dovremo rendere conto a Dio. È meglio ascoltare che parlare: nella verbosità è impossibile evitare il peccato. Non essere curioso di ascoltare novità, che non fanno altro che intrattenere e distrarre lo spirito. Non condannare nessuno, ma considera te stesso peggiore di tutti gli altri. Colui che condanna un altro sta prendendo su di sé i suoi peccati; è meglio lamentarsi per il peccatore, e pregare che Dio lo corregga a modo suo. Se qualcuno non ascolta un tuo consiglio, non discutere con lui. Ma se i suoi atti sono una tentazione per gli altri, prendi misure appropriate, perché il bene di molti deve avere maggior peso di quello di una persona sola.

Non litigare mai, e non cercare scuse. Sii mite, quieto e umile; sopporta tutto, secondo l'esempio di Gesù. Egli non ti caricherà di una croce che eccede le tue forze. Ti aiuterà anche a portare la tua croce.

Chiedi al Signore di darti la grazia di compiere i suoi santi Comandamenti meglio che puoi, anche se sembrano troppo difficili da mantenere. Dopo aver fatto una grande impresa, non aspettarti gratitudine, ma tentazioni: l'amore per Dio è infatti messo alla prova da ostacoli. Non sperare di acquisire qualsiasi virtù senza soffrire amarezza. Nel mezzo delle tentazioni non ti disperare, ma rivolgiti a Dio con brevi preghiere: "Signore, aiuta... Insegnami a... Non lasciarmi... Proteggimi... " Il Signore permette tentazioni e prove; Egli ci dà anche la forza di superarle.

Chiedi a Dio di allontanare da te tutto ciò che ti riempie di orgoglio, anche se sarà una perdita amara. Cerca di non essere astioso, lugubre, brontolone, diffidente, sospettoso o ipocrita, ed evita la rivalità. Sii sincero e semplice nella tua attitudine.

Accetta umilmente le ammonizioni degli altri, anche se sei più saggio ed esperto.

Ciò che non vuoi che sia fatto a te, non farlo agli altri. Piuttosto, fai loro ciò che desideri che sia fatto a te. Se qualcuno ti visita, sii dolce nei suoi confronti, sii modesto, saggio, e a volte, a seconda delle circostanze, sii anche cieco e sordo.

Quando senti la pigrizia, o una certa freddezza, non lasciare il consueto ordine di preghiera e le pratiche di pietà che hai stabilito. Tutto ciò che fai nel nome del Signore Gesù, anche le cose piccole e imperfette, diventa un atto di pietà.

Se desideri trovare la pace, affidati completamente a Dio. Non troverai pace finché non ti rassereni in Dio, amando solo lui.

Di tanto in tanto isolati, seguendo l'esempio di Gesù, nella preghiera e nella contemplazione di Dio. Contempla l'amore infinito del nostro Signore Gesù Cristo, le sue sofferenze e la sua morte, la sua risurrezione, la sua seconda venuta e il Giudizio finale.

Visita la chiesa quanto più spesso possibile. Confessati più frequentemente e ricevi i Santi Misteri. Facendo così dimorerai in Dio, e questa è la più alta benedizione. Durante la Confessione, pentiti e confessa onestamente e con contrizione tutti i tuoi peccati; il peccato di cui non ci si pente porta infatti alla morte.

Dedica le domeniche a opere di carità e di misericordia; per esempio, visita qualche ammalato, consola qualche afflitto, salva qualche perduto. Se qualcuno aiuterà i perduti a ritornare a Dio, questi riceverà una grande ricompensa in questa vita e nell'era ventura. Incoraggia i tuoi amici a leggere letteratura spirituale cristiana e a partecipare a discussioni su temi spirituali.

Che il Signore Gesù Cristo sia il tuo insegnante in tutto. Fai sempre riferimento a lui rivolgendo a lui la tua mente; chiediti: che cosa farebbe il Signore in simili circostanze?

Prima di andare a dormire, prega apertamente e con tutto il tuo cuore, ricerca e guarda i tuoi peccati del giorno trascorso.

Dovresti sempre spingere te stesso a pentirti con un cuore contrito, con sofferenza e lacrime, per non ripetere i peccati passati.

Andando a letto, fatti il Segno della Croce, bacia la croce, e affidati al Signore Dio, che è il tuo Buon Pastore. Considera che forse questa notte dovrai apparire di fronte a lui.

Ricorda l'amore del Signore nei tuoi confronti e amalo con tutto il tuo cuore, la tua anima e la tua mente.

Agendo in questo modo, raggiungerai la vita beata nel Regno della luce eterna.

La grazia del nostro Signore Gesù Cristo sia con te. Amen.

lunedì 14 marzo 2016

Dossologia del digiuno del profeta Giona





http://www.natidallospirito.com/2012/02/05/dossologia-del-digiuno-del-profeta-giona/


La Chiesa copta ortodossa inizia domani (28 tuba 1728 = 6 febbraio 2012) il digiuno di Ninive o del profeta Giona che commemora il digiuno di tre giorni di Giona nella pancia della balena. Per i Cristiani, questi tre giorni sono una prefigurazione e una profezia dei tre giorni che Cristo trascorse nel sepolcro come Gesù stesso rivelò: “Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. Quelli di Nìnive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c’è più di Giona!” (Mt 12,39-41) e “Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona. Poiché come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione […] Quelli di Nìnive sorgeranno nel giudizio insieme con questa generazione e la condanneranno; perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, ben più di Giona c’è qui.” (Lc 11,29-31,32). Questo digiuno inizia di lunedì, due settimane prime del lunedì di inizio Quaresima ed è molto sentito dai copti. Il quarto giorno è la festa del profeta Giona. Il digiuno è stato probabilmente mutuato dalla tradizione siriaca. - See more at: http://www.natidallospirito.com/2012/02/05/dossologia-del-digiuno-del-profeta-giona/#sthash.2wVrG7Vx.dpuf
La Chiesa copta ortodossa inizia domani (28 tuba 1728 = 6 febbraio 2012) il digiuno di Ninive o del profeta Giona che commemora il digiuno di tre giorni di Giona nella pancia della balena. Per i Cristiani, questi tre giorni sono una prefigurazione e una profezia dei tre giorni che Cristo trascorse nel sepolcro come Gesù stesso rivelò: “Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. Quelli di Nìnive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c’è più di Giona!” (Mt 12,39-41) e “Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona. Poiché come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione […] Quelli di Nìnive sorgeranno nel giudizio insieme con questa generazione e la condanneranno; perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, ben più di Giona c’è qui.” (Lc 11,29-31,32). Questo digiuno inizia di lunedì, due settimane prime del lunedì di inizio Quaresima ed è molto sentito dai copti. Il quarto giorno è la festa del profeta Giona. Il digiuno è stato probabilmente mutuato dalla tradizione siriaca.
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Dossologia del digiuno del profeta Giona
Il profeta Giona rimase nel ventre della balena tre giorni e tre notti, come la sepoltura del nostro Salvatore.
* Il Signore Iddio, lo mandò agli uomini di Ninive e predicò loro secondo la sua parola, e fecero penitenza.
Per tre giorni e per tre notti, in preghiere e digiuni, in doglie e lacrime, gli uccelli e gli animali.
* Accolse la loro penitenza Iddio ed ebbe pietà di loro, distolse da loro la Sua collera e rimise loro i loro peccati.
Ti chiediamo, o Misericordioso, fa’ con noi peccatori come coi niniviti, abbi compassione di noi secondo la tua grande pietà.
* Poiché tu sei un Dio misericordioso di grande compassione e pietà, paziente e buon amico degli uomini.
Poiché tu non vuoi la morte del peccatore, ma che torni e viva (cfr. Ez 33,11): accoglici ed abbi pietà di noi e rimetti i nostri peccati.
* Chiedi per noi, o predicatore dei niniviti, profeta Giona, che ci rimetta i nostri peccati.
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La Chiesa copta ortodossa fa memoria del digiuno di Ninive o del profeta Giona che commemora il digiuno di tre giorni di Giona nella pancia della balena. Per i Cristiani, questi tre giorni sono una prefigurazione e una profezia dei tre giorni che Cristo trascorse nel sepolcro come Gesù stesso rivelò: “Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. Quelli di Nìnive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c’è più di Giona!” (Mt 12,39-41) e “Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona. Poiché come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione […] Quelli di Nìnive sorgeranno nel giudizio insieme con questa generazione e la condanneranno; perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, ben più di Giona c’è qui.” (Lc 11,29-31,32). Questo digiuno inizia di lunedì, due settimane prime del lunedì di inizio Quaresima ed è molto sentito dai copti. Il quarto giorno è la festa del profeta Giona. Il digiuno è stato probabilmente mutuato dalla tradizione siriaca. -

Dossologia del digiuno del profeta Giona

Il profeta Giona rimase nel ventre della balena tre giorni e tre notti, come la sepoltura del nostro Salvatore.

* Il Signore Iddio, lo mandò agli uomini di Ninive e predicò loro secondo la sua parola, e fecero penitenza.
Per tre giorni e per tre notti, in preghiere e digiuni, in doglie e lacrime, gli uccelli e gli animali.

* Accolse la loro penitenza Iddio ed ebbe pietà di loro, distolse da loro la Sua collera e rimise loro i loro peccati.
Ti chiediamo, o Misericordioso, fa’ con noi peccatori come coi niniviti, abbi compassione di noi secondo la tua grande pietà.

* Poiché tu sei un Dio misericordioso di grande compassione e pietà, paziente e buon amico degli uomini.
Poiché tu non vuoi la morte del peccatore, ma che torni e viva (cfr. Ez 33,11): accoglici ed abbi pietà di noi e rimetti i nostri peccati.

* Chiedi per noi, o predicatore dei niniviti, profeta Giona, che ci rimetta i nostri peccati.



lunedì 7 marzo 2016

E Abbà disse...07/03/2016

 

 Dalla Lettera di Paolo apostolo alla Chiesa che è in Efeso capitolo 3 versetti dal 14 al 21

 14 Per questo motivo piego le ginocchia davanti al Padre, 15 dal quale ogni famiglia nei cieli e sulla terra prende nome, 16 affinché egli vi dia, secondo le ricchezze della sua gloria, di essere potentemente fortificati, mediante lo Spirito suo, nell'uomo interiore, 17 e faccia sì che Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, perché, radicati e fondati nell'amore, 18 siate resi capaci di abbracciare con tutti i santi quale sia la larghezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità dell'amore di Cristo 19 e di conoscere questo amore che sorpassa ogni conoscenza, affinché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.
20 Or a colui che può, mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente di più di quel che domandiamo o pensiamo, 21 a lui sia la gloria nella chiesa, e in Cristo Gesù, per tutte le età, nei secoli dei secoli. Amen


Dal Libro dell'Apocalisse di Giovanni Il Teologo  capitolo 2 versetti da 1 a 7-Alla Chiesa che è in Efeso 

 1 «All'angelo della chiesa di Efeso scrivi:
Queste cose dice colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d'oro:
2 "Io conosco le tue opere, la tua fatica, la tua costanza; so che non puoi sopportare i malvagi e hai messo alla prova quelli che si chiamano apostoli ma non lo sono e che li hai trovati bugiardi. 3 So che hai costanza, hai sopportato molte cose per amor del mio nome e non ti sei stancato. 4 Ma ho questo contro di te: che hai abbandonato il tuo primo amore. 5 Ricorda dunque da dove sei caduto, ravvediti, e compi le opere di prima; altrimenti verrò presto da te e rimoverò il tuo candelabro dal suo posto, se non ti ravvedi. 6 Tuttavia hai questo, che detesti le opere dei Nicolaiti, che anch'io detesto.
7 Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese. A chi vince io darò da mangiare dell'albero della vita, che è nel paradiso di Dio".


 







mercoledì 2 marzo 2016

E Abbà disse....02/03/2016





Tu, invece, persevera nelle cose che hai imparate e di cui hai acquistato la certezza, sapendo da chi le hai imparate, e che fin da bambino hai avuto conoscenza delle sacre Scritture, le quali possono darti la sapienza che conduce alla salvezza mediante la fede in Cristo Gesù. Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona. (II Timoteo 3:14-17)

Sappiate prima di tutto questo: che nessuna profezia della Scrittura proviene da un’interpretazione personale; infatti nessuna profezia venne mai dalla volontà dell’uomo, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo. (II Pietro 1:20-21)

Or Gesù fece in presenza dei discepoli molti altri segni miracolosi, che non sono scritti in questo libro; ma questi sono stati scritti, affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e, affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome. (Giovanni 20:30-31)

Romani 3:21-24: Ora però, indipendentemente dalla legge, è stata manifestata la giustizia di Dio, della quale danno testimonianza la legge e i profeti: vale a dire la giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti coloro che credono-infatti non c’è distinzione: tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio- ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù.

I Timoteo 2:4: Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità. Infatti c’è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, che ha dato sé stesso come prezzo di riscatto per tutti; questa è la testimonianza resa a suo tempo

I Corinzi 1:21-25: Poiché il mondo non ha conosciuto Dio mediante la propria sapienza, è piaciuto a Dio, nella sua sapienza, di salvare i credenti con la pazzia della predicazione. I Giudei infatti chiedono miracoli e i Greci cercano sapienza, ma noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e per gli stranieri pazzia; ma per quelli che sono chiamati, tanto Giudei quanto Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio; poiché la pazzia di Dio è più saggia degli uomini e la debolezza di Dio è più forte degli uomini.

Giovanni 1:18: Nessuno ha mai visto Dio; l’unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l’ha fatto conoscere.

Romani 10:9: perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato;

Atti 4:12: In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati».

Atti 16:31: Ed essi risposero: «Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato tu e la tua famiglia».

Filippesi 2:8-11: Trovato esteriormente come un uomo, umiliò sé stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre.

Romani 3:21-28: Ora però, indipendentemente dalla legge, è stata manifestata la giustizia di Dio, della quale danno testimonianza la legge e i profeti: vale a dire la giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti coloro che credono-infatti non c’è distinzione: tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio- ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù.
Dio lo ha prestabilito come sacrificio propiziatorio mediante la fede nel suo sangue, per dimostrare la sua giustizia, avendo usato tolleranza verso i peccati commessi in passato, al tempo della sua divina pazienza; e per dimostrare la sua giustizia nel tempo presente affinché egli sia giusto e giustifichi colui che ha fede in Gesù.

Dov’è dunque il vanto? Esso è escluso. Per quale legge? Delle opere? No, ma per la legge della fede; poiché riteniamo che l’uomo è giustificato mediante la fede senza le opere della legge.

Romani 11:6: Ma se è per grazia, non è più per opere; altrimenti, la grazia non è più grazia.

Efesini 2:4-10: Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati, anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo (è per grazia che siete stati salvati), e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nel cielo in Cristo Gesù, per mostrare nei tempi futuri l’immensa ricchezza della sua grazia, mediante la bontà che egli ha avuta per noi in Cristo Gesù. Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti; infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo.

Galati 3:11 e 3:24: E che nessuno mediante la legge sia giustificato davanti a Dio è evidente, perché il giusto vivrà per fede.
Così la legge è stata come un precettore per condurci a Cristo, affinché noi fossimo giustificati per fede.

Efesini 3:17-19: e faccia sì che Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, perché, radicati e fondati nell’amore, siate resi capaci di abbracciare con tutti i santi quale sia la larghezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità dell’amore di Cristo e di conoscere questo amore che sorpassa ogni conoscenza, affinché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.

Ebrei 11:1: Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono.

Romani 1:16-17: Infatti non mi vergogno del vangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco; poiché in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, com’è scritto: «Il giusto per fede vivrà».

I Timoteo 1:17: Al Re eterno, immortale, invisibile, all’unico Dio, siano onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.

II Pietro 1:17: Egli, infatti, ricevette da Dio Padre onore e gloria quando la voce giunta a lui dalla magnifica gloria gli disse: «Questi è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto».

I Pietro 1:20-21: Già designato prima della creazione del mondo, egli è stato manifestato negli ultimi tempi per voi; per mezzo di lui credete in Dio che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria affinché la vostra fede e la vostra speranza siano in Dio.

Filippesi 2:9-11: Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre.

Colossesi 1:13-20: Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figlio. In lui abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati. Egli è l’immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura; poiché in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potenze; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui. Egli è il capo del corpo, cioè della chiesa; è lui il principio, il primogenito dai morti, affinché in ogni cosa abbia il primato. Poiché al Padre piacque di far abitare in lui tutta la pienezza e di riconciliare con sé tutte le cose per mezzo di lui, avendo fatto la pace mediante il sangue della sua croce; per mezzo di lui, dico, tanto le cose che sono sulla terra, quanto quelle che sono nei cieli.

Apocalisse 5:12: Essi dicevano a gran voce: «Degno è l’Agnello, che è stato immolato, di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l’onore, la gloria e la lode».

Filemone 1:6: Chiedo a lui che la fede che ci è comune diventi efficace nel farti riconoscere tutto il bene che noi possiamo compiere, alla gloria di Cristo.

Matteo 5:13-16: «Voi siete il sale della terra; ma, se il sale diventa insipido, con che lo si salerà? Non è più buono a nulla se non a essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo. Una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta, e non si accende una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.