sabato 18 giugno 2016

La Santa Pentecoste.Nello Spirito invochiamo il Padre


 


Nello Spirito invochiamo il Padre

Ma ora, è solo una parte del suo Spirito che noi riceviamo, per disporci in anticipo e prepararci all`incorruttibilità, abituandoci a poco a poco a comprendere e a portare Dio. E` ciò che l`Apostolo chiama «caparra» - cioè una parte soltanto di quell`onore che ci è stato promesso da Dio -, allorché nella lettera agli Efesini dice: "E` in lui che anche voi, dopo aver ascoltato la parola di verità, il vangelo della vostra salvezza, è in lui che, dopo aver creduto, voi siete stati segnati con il sigillo dello Spirito Santo della promessa, che è la caparra della vostra eredità" (Ef 1,13-14). Se dunque questa caparra, dimorando in noi ci rende già spirituali e se ciò che è mortale è assorbito dall`immortalità (cf. 2Cor 5,4) - infatti "quanto a voi", dice egli, "non siete nella carne, ma nello Spirito, se è vero che lo Spirito di Dio abita in voi" (Rm 8,9) -, e se, d`altra parte, ciò si realizza non con il rifiuto della carne, bensì per la comunione dello Spirito - in effetti coloro a cui egli scriveva non erano degli esseri disincarnati, ma persone che avevano ricevuto lo Spirito di Dio "nel quale gridiamo: Abba, Padre" (Rm 8,15) -; se dunque, fin da ora, per aver ricevuto questa caparra, noi gridiamo "Abba, Padre", che sarà quando, risuscitati, "lo vedremo a faccia a faccia" (1Cor 13,12)? Quando tutte le membra, a fiotti straripanti, faranno sgorgare un inno di esultanza, glorificando colui che li ha risuscitati dai morti e li ha gratificati della vita eterna? Infatti, se già una semplice caparra, avvolgendo in se stessa l`uomo da ogni parte, lo fa gridare: "Abba, Padre", cosa non farà la grazia intera dello Spirito, una volta data agli uomini da Dio? Essa ci renderà simili a lui e compirà la volontà del Padre, poichè farà l`uomo ad immagine e somiglianza di Dio (cf. Gen 1,26).

(Ireneo di Lione, Adv. Haer. V, 8, 1)

 

mercoledì 8 giugno 2016

Ascensione...San Simeone il Nuovo Teologo



           

Correre nella via della Salvezza
San Simeone il Nuovo Teologo – Catechesi XXVIII

 http://oodegr.co/italiano/tradizione_index/insegnamenti/correresalvezzasimeone.htm
            Fratelli e padri, fate attenzione come ascoltate. Il Cristo Dio dice infatti: “Scrutate le Scritture” (Giovanni 5, 39). E perché dice questo? Per prima cosa perché noi siamo istruiti sulla via che conduce alla salvezza; poi, perché camminando senza distrarci, con la pratica dei comandamenti, arriviamo fino alla salvezza delle nostre anime. E che cos’è dunque la nostra salvezza? Gesù, il Cristo, come l’Angelo, drizzandosi davanti ai pastori, disse loro: “Ecco che vi annuncio una Buona Notizia, una grande gioia: vi è nato oggi un Salvatore, che è il Cristo Signore, nella città di David” (Luca 2, 10-11). Affrettiamoci, dunque, tutti e ciascuno, miei cari, corriamo con forza, senza caricarci di nulla di pesante, di mondano, di ingombrante, che rischierebbe di farci rallentare il passo e di impedirci di arrivare e di entrare nella città di David. Vi prego, per la grazia che opera in voi, non trascurate la vostra salvezza, ma presto! Ponendo fine a questa specie di sonno della cattiva presunzione e della negligenza, non arrestiamoci, non sediamoci: fino a che, usciti dal mondo, troviamo e vediamo là in alto il nostro Salvatore e Dio, per prostrarci e cadere ai suoi piedi. Ed allora, non fermiamoci fino a quando anche lui ci dica: “Voi, voi non siete del mondo, ma sono io che vi ho scelto dal mondo” (Giovanni 15, 19).

            Come dunque si arriva a non essere del mondo? Crocifiggendoti per il mondo, ed il mondo per te, come ha già detto Paolo: “Per me il mondo è stato crocifisso ed io per il mondo” (Galati 6, 14). “E qual è il rapporto, tu chiedi, di queste parole con le precedenti?”. Risposta: “Altre sono le parole, ma unico e identico è il senso delle une e delle altre”. Come infatti colui che è al di fuori della casa non vede quelli che sono chiusi all’interno, così chi è crocifisso per il mondo e mortificato non ha davanti alle cose del mondo alcuna sensazione. Ed ancora come il corpo morto né davanti ai corpi viventi né davanti ai corpi che giacciono con lui, non prova la minima sensazione, così chi nello Spirito divino è uscito dal mondo, essendo in compagnia di Dio, non può provare alcuna sensazione davanti al mondo ed alle cose del mondo.

            È così, di conseguenza, fratelli, che si produce, prima della morte e prima della resurrezione dei corpi, la resurrezione delle anime, in opera, in potenza, in esperienza ed in verità. Infatti, essendo eliminati i sentimenti mortali dall’intelligenza immortale e la mortalità cacciata dalla vita, l’anima allora, come resuscitata dai morti, vede se stessa, senza dubbio possibile, come si vedono quelli che si svegliano dal sonno, e riconosce colui che l’ha resuscitata, Dio, e, comprendendo e rendendogli grazie, adora e glorifica la sua infinita bontà. Il corpo, al contrario, in rapporto ai suoi propri desideri, non ha il minimo soffio, movimento o ricordo, ma si trova in simile caso del tutto morto ed inanimato. Capiterà frequentemente in queste condizioni che l’uomo dimentichi per così dire persino le sue facoltà naturali, poiché la sua anima ha un’esistenza tutta intellettuale è al di sopra della natura. Ed è normale: “Camminate con lo Spirito, dice infatti la Scrittura, e non realizzate il desiderio della carne” (Galati 5, 16). Infatti morta, come ho detto, per la venuta dello Spirito, la carne ci lascerà ormai senza noie e vivrete senza inciampi, poiché “la legge non è fatta per il giusto” (1 Timoteo 1, 9), secondo il divino apostolo, cioè per colui che ha una condotta al di sopra della legge. “Là infatti – dice – dove è lo Spirito del Signore, là anche è la libertà” (2 Corinti 3, 17), libertà sicuramente dalla schiavitù della legge. Giacché la legge è una guida, un pedagogo, un conduttore ed un maestro di giustizia, poiché dice: “Tu farai questo e quello” ed al contrario: “Questo e quello tu non lo farai”. Ma per la grazia e per la verità, non è così. Ma come, allora? “Farai e dirai tutto secondo la grazia che ti è stata donata e che parla in te, come è scritto: ‘E saranno tutti istruiti da Dio’, poiché non apprenderanno il bene dalle lettere e dai caratteri, ma si istruiranno nel Santo Spirito, e non nella parola solamente, ma nella luce della parola e nella parola della luce, misticamente iniziati alle cose divine. Ed allora infatti che per voi stessi come per il prossimo, è detto, voi sarete maestri”, e più ancora: la luce del mondo, il sale della terra (Matteo 5, 14; 13)

Quelli dunque che vivevano prima della grazia, poiché erano sotto la legge, si trovano ugualmente sotto la sua ombra; ma quelli che sono arrivati dopo la grazia e la luce, sono stati liberati dall’ombra o schiavitù della legge, cioè sono innalzati al di sopra di essa, come per una scala – la vita evangelica – trasportati nelle altezze e partecipando alla vita del legislatore, sono legislatori essi stessi piuttosto che osservanti della legge.

 

sabato 4 giugno 2016

Domenica del cieco nato...Dalle Lettere di Santo Ambrogio


Hai ascoltato, fratello, la lettura dell’evangelo in cui si narra che il Signore Gesù passando vide un cieco nato. Se il Signore vedendolo non passò oltre, neppure noi dobbiamo sfuggire uno che il Signore non volle evitare, soprattutto trattandosi di un cieco nato, particolare che non fu sottolineato a caso.
C'è infatti un offuscamento della vista, che assai spesso per la violenza della malattia ottenebra gli occhi, ma col passare del tempo si attenua;c'è una cecità che viene causata da travasi di umori e anche questa viene guarita dalla medicina. Dico ciò per farti riflettere che non è frutto di abilità, ma del potere divino che venga risanato uno cieco dalla nascita: il Signore Gesù gli ridonò la salute, senza esercitare la medicina;egli infatti risanò quelli che nessuno poteva curare. Tocca al Creatore provvedere alle deficienze della natura, poiché egli ne è l'autore. Perciò aggiunse: «Finche sono nel mondo, sono la luce del mondo» (Gv 9,5), cioè: tutti coloro che sono ciechi possono vedere, se cercano me che sono la luce. Avvicinatevi anche voi, e sarete illuminati in modo da poter vedere. A che cosa mira col miracolo del cieco nato colui che con un comando infondeva la vita, con un ordine ridava la salute, dicendo a un morto «Vieni fuori!» (Gv 11,43) Lazzaro uscì dal sepolcro; al paralitico: «Alzati, prendi il tuo tettuccio» (Gv 5,8) e il paralitico si alzò e cominciò a portare da sé il letto ove di solito veniva trasportato con le membra irrigidite? Che cosa vuol significare ripeto, quando sputa e fa del fango con cui unge gli occhi del cieco e gli dice; «Va' a lavarti nella piscina di Siloe (che significa: Inviato); quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva » (Gv 9,7)? Qual è il motivo di tutto ciò? Grande, se non erro, perché chi è toccato da Gesù, vede di più. Riconosci la sua divinità e la sua santità. Come luce egli toccò, e la infuse; come sacerdote, prefigurando il battesimo, realizzò il mistero della grazia spirituale. Sputò perché ti accorgessi che tutto nel Cristo è luce, e che vede realmente chi è purificato da quanto proviene da Cristo; la sua parola ci monda, come egli disse: «Voi siete già mondi per la parola che vi ho annunziato» (Gv 15,3). Ilfatto poi che egli fece del fango e lo spalmò sugli occhi \ del cieco significa che colui che aveva plasmato l'uomo col .fango, gli rese la salute con lo stesso fango. E cioè che il fango della nostra carne riceve la luce della vita eterna mediante il sacramento del battesimo.
Avvicinati anche tu a Siloe, cioè a colui che è stato mandato dal Padre, come disse: «La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato» (Gv 7, 1 8). Ti lavi Cristo, perché tu possa vedere. E giunto il tempo: vieni al battesimo; vieni in fretta, per poter dire come quel cieco, dopo aver I riacquistata la vista: Prima ero cieco e ora ho incominciato ' a vedere (cfr. Gv 9,25«La notte è avanzata, è vicino il giorno» (Rm 13, 12).

Dalle «Lettere» di sant'Ambrogio, vescovo.