mercoledì 31 agosto 2016

Prière de Saint Colomban

Prière de Saint Colomban

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Seigneur Dieu, déracinez, extirpez de mon âme
tout ce que l'adversaire y a planté, enlevez de mon
coeur et de mes lèvres toute iniquité, donnez-moi
l'habitude du bien afin que, en oeuvre et en vérité,
je vous serve, vous seul, je sache accomplir les
préceptes du Christ et vous chercher, ô mon Dieu !
Accordez-moi la mémoire, la charité, la foi.
Seigneur, opérez en moi le bien et donnez-moi ce
que vous jugez m'être utile.

Prière écrite par Saint CoIomban et retrouvée dans son Evangéliaire.

venerdì 19 agosto 2016

E Abbà disse....20 agosto 2016 Teofane il Recluso



" Quando avverti l'impulso di fare qualche cosa in modo sempre più rapido, sappi che ciò viene dal nemico per tuo danno o beffa, anche se ciò potrebbe apparire come luminoso."
(San Teofone il Recluso)


"Tieni l'intelletto occupato con la memoria di Dio o cammina nella presenza Divina"
(San Teofane il Recluso)


San  TEOFANE IL RECLUSO   DIARIO DELLA PREGHIERA


"Nessuno può evitare le tentazioni, ma è possibile evitare le cadute, non da soli, ma con Dio. Il cuore è dentro di noi, ma vi è anche un pellegrinaggio per arrivare al cuore, talvolta lungo, molto lungo."


 "Hai esaminato il caso di una speranza fallita? Guai, come è desolante! L'hanno sperimentato le vergini stolte. Speravano di incontrare lo sposo e non vi sono riuscite. Questo, in sé, non sarebbe così pesante. potrebbero consolarsi con la speranza di vederlo in qualche modo. Ma il guaio sta nel fatto che lo stesso Sposo le ha ripudiate per sempre. Queste vergini non erano peccaminose ma mancava loro qualche cosa di molto necessario. Che cosa? Dobbiamo pensarci ora, quando c'è ancora tempo per rimettere in ordine ciò che manca, per non avere noi stessi una tale esperienza."



Fu detto dell'antico Israele: È divenuto pingue, largo, "ma ha dimenticato il Signore". Lo stesso vale anche per i figli del nuovo Israele, quando essi, contenti di ciò che possiedono, vivono nell'incuria e nella negligenza nel soddisfare il Signore; sono sazi e riposano.

 Il nemico fa dell'anima dell'impenitente un fosso di scarico dove egli getta ogni straccio


Può accadere che la liturgia sia esteriormente ben ordinata, ma interiormente disordinata. Tale può essere anche lo stato di colui che la celebra: esternamente si comporta come si deve, ma internamente è come diviso

Bisogna mescolare dentro di noi due sentimenti: quello di sentirsi un uomo perduto e quello di sentirsi uomo salvato.

 il nemico, per tentarci, si uniforma al carattere degli uomini: con gli intellettuali agisce in un modo, con gli emotivi in modo diverso. E non suggerisce sempre una cosa cattiva, è contento quando riesce a occupare l'attenzione con delle sciocchezze. Gli importa solo di far distrarre l'attenzione dallo scopo principale, dall'unico necessario, facendo perdere tempo; tutto ciò è vantaggioso per lui.


Una cosa è riflettere sui temi della fede e altra è credere. Nel credere non si aggiunge nulla di nuovo, ma vi è un altro atteggiamento del cuore e un altro gusto delle cose conosciute.

 Nella nostra situazione presente le tentazioni sono necessarie. Ci troviamo in una situazione di cattività. Siamo come uno che riesce a fuggire dal castello nemico, ma, finché non raggiunge le frontiere della propria patria, deve soffrire ancora molto; così è anche per noi.

 Quando finisci di pregare, non pensare di essere del tutto libero, ma rimani come se fossi sempre nella liturgia, affinché la tua mente sia sempre vigilante e il pensiero casto.
  

Sii attento! Il nemico continuamente si sforza di impedirci questo bene, tutti i suoi sforzi sono diretti a questo. Il suo primo sforzo è quello di suggerirci alcune opere e di convincerci a eseguirle. Possono anche non essere cattive, ma il male consiste nel fatto che occupano la mente e il sentimento, distraggono dall'obiettivo principale, spingono a collocarlo in secondo piano, ossia a dimenticarlo per qualche tempo. Questo è molto pericoloso, specialmente la dimenticanza.
Il suo secondo sforzo è quello di dare soddisfazione alla carne, permettere la negligenza nel cibo, nel dormire, nel riposare, permettersi un cammino non controllato e la libertà nell'evoluzione dei sentimenti. Tutto questo può sembrare poco importante, ma è molto distruttivo. Fà attenzione a entrambe le tentazioni.



 Prega in questo modo:

"Signore, Dio Padre onnipotente, nelle tue paterne viscere degnati di includere anche me.
Signore, Dio Figlio Redentore, aspergi con il tuo divino sangue anche me.
Signore, Spirito santo vivificante, vivifica con la tua divina grazia anche la mia anima resa morta con i peccati.
Santa Trinità, una e indivisa, Dio unico onnipresente e tutto penetrante, volgi il tuo occhio misericordioso su di me, appesantito da molti peccati, e procurami la salvezza, a causa del tuo nome".


Chi ripone la sua speranza nel Signore deve sentirsi come uno che si trova in una fortezza inaccessibile, protetto da tutti i nemici, o come si sente uno che è stato accettato sotto la protezione di un potente imperatore e da lui difeso.


 Quando l'anima è profondamente tormentata dal passaggio di qualche passione, essa perde lo stato pacifico e per un lungo tempo, diviene scomposta, malferma, incapace di pregare. Il Signore l'ha abbandonata ed essa si agita. La penitenza e lo sforzo di concentrazione servono a prepararsi, ma è la santa comunione che restituisce la disposizione doverosa dell'anima.




Il testo completo del   DIARIO DELLA PREGHIERA

 http://www.novena.it/esicasmo/teofane_il_recluso/indice_diario_preghiera.htm

 MYSTAGOGY

sabato 13 agosto 2016

E Abbà disse..domenica 14 agosto 2016




http://www.comune.firmo.cs.it/new/ita/arte_chiese.php


Dalla Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo  prima della partecipazione ai Santi Misteri-la Fractio Panis



"È spezzato e diviso l'Agnello di Dio che è spezzato e indiviso, sempre mangiato e mai consumato, anzi santifica chi ne partecipa."



(Santo Ambrogio, In Luc. 6, 69-71)

Ma nota bene a chi è distribuito. Non agli sfaccendati, non a quanti abitano nella città, cioè nella Sinagoga o fra gli onori del mondo, ma a quanti cercano Cristo nel deserto, proprio coloro che non ne hanno noia sono accolti da Cristo, e il Verbo di Dio parla con essi, non di questioni terrene, ma del Regno dei cieli. E se taluni hanno addosso le piaghe di qualche passione del corpo, Egli accorda volentieri a costoro la sua medicina.
Era dunque logico che Egli con nutrimenti spirituali salvasse dal digiuno quanti aveva guarito dal dolore delle loro ferite. Perciò nessuno riceve il nutrimento di Cristo se prima non è stato risanato, e coloro che sono invitati alla cena, sono prima risanati da quell’invito. Se c’era uno zoppo, questi, per venire, avrebbe conseguito la possibilità di camminare; se c’era qualcuno privo del lume degli occhi, certo non sarebbe potuto entrare nella casa del Signore senza che gli fosse stata ridata la luce.
Dappertutto, pertanto, viene rispettato l’ordinato svolgimento del mistero: prima si provvede il rimedio alle ferite mediante la remissione dei peccati, successivamente l’alimento della mensa celeste vien dato in abbondanza, sebbene questa folla non sia ancora saziata da cibi più sostanziosi, né quei cuori ancor digiuni di una fede più ferma siano nutriti col Corpo e col Sangue di Cristo.

(Santo Ambrogio, In Luc. 6, 69-71)


 Icona S.Ambrogio

 https://iconesacremirabile.wordpress.com/tag/icona-santambrogio/

 http://www.episcopia-italiei.it/diocesioortodossa/wwwroot/merinde/2016/VIII%20%20DOMENICA%20DOPO%20LA%20PENTECOSTE.pdf

sabato 6 agosto 2016

E Abbà disse...6 Agosto 2016 (Cipriano di Cartagine, De orat. dom. 31)


 

E Abbà disse...6 Agosto 2016 (Cipriano di Cartagine, De orat. dom. 31)




Quando dunque, fratelli carissimi, ci mettiamo a pregare, dobbiamo essere vigilanti e completamente intenti alle preghiere con tutto il cuore. Sia lontano da noi ogni pensiero carnale e mondano, affinché appunto l’anima non si concentri che sulla preghiera.

Ecco perché il vescovo, con un prefazio prima della preghiera (eucaristica), prepara lo spirito dei fedeli dicendo: "In alto i cuori", cui il popolo risponde: "Li abbiamo rivolti al Signore". Si è esortati così a non pensare ad altro che al Signore.

Si chiuda il cuore all’avversario e lo si apra solo a Dio; non si permetta affatto che il nemico penetri in noi durante il tempo della preghiera. Egli infatti usa strisciare e insinuarsi sottilmente per deviare le nostre preghiere da Dio: cosicché una cosa abbiamo nel cuore e un’altra sulle labbra; mentre si deve pregare il Signore con la sincera applicazione non del suono della voce ma dell’anima e del pensiero. Quale indolenza non è quella per cui ci si fa portar via e si diventa preda di pensieri frivoli e profani, proprio mentre tu preghi il Signore, - come se potessi avere di meglio da pensare rispetto a quello di cui parli con Dio!

Come pretendi d’essere ascoltato da Dio, quando tu non ascolti neppure te stesso? E come vuoi che il Signore si ricordi di ciò che domandi nella preghiera, se non te ne ricordi tu stesso? Questo significa non guardarsi affatto dal nemico; questo significa, dacché preghi Dio, offendere la sua maestà con la negligenza della tua preghiera questo non è altro che vegliare con gli occhi e dormire col cuore, mentre al contrario il cristiano anche quando con gli occhi dorme dovrebbe vegliare col cuore, così come, nel Cantico dei Cantici, sta scritto di colei che parla quale figura della Chiesa: "Io dormo, ma il mio cuore veglia" (Ct 5,2). E perciò l’Apostolo è sollecito e saggio ad avvertirci: "Siate assidui nella preghiera e vegliate" (Col 4,2): ci insegna così e ci mostra che possono ottenere da Dio quel che gli chiedono, solo coloro che Dio vede vigilanti nella preghiera.

(Cipriano di Cartagine, De orat. dom. 31)


http://www.ildialogo.org/esegesi/esegesi18082002.htm

lunedì 1 agosto 2016

La remissione dei peccati- (San Pier Crisologo, Sermo, 50, 3-6)







2. Dai "Discorsi" di san Pietro Crisologo, 50, CCL 24, p. 276-282. PL 52, 339

   "Giunse nella sua città e gli presentarono un paralitico disteso su di un letto. E vedendo", dice, "Gesù la loro fede, disse al paralitico: Abbi fiducia, figlio! Ti sono rimessi i tuoi peccati (Mt 9,1.2). Ode il perdono, e tace il paralitico, senza nulla rispondere in ringraziamento perché aspirava più alla guarigione del corpo che dell’anima e si lamentava talmente delle sofferenze temporali del corpo snervato da non deplorare le pene eterne dell’anima ancor più infiacchita, giudicando per sé più gradita la vita presente della futura. Giustamente Cristo guarda alla fede di quelli che lo presentano, senza far caso alla stoltezza dell’infermo in manieta che, per suffragio della fede di altri, del paralitico fosse curata l’anima prima del corpo.
       "Guardando, dice, alla loro fede" (Mt 9,2). Vedete in questo caso, fratelli, che Dio non cerca le disposizioni degli stolti, non aspetta la fede degli insipienti, non indaga i desideri scriteriati di un ammalato, ma asseconda la fede di altri pur di concedere, di non rifiutare, per sola grazia, tutto ciò che spetta alla divina volontà. E in realtà, fratelli, quando mai il medico s’informa o tien conto delle preferenze dei pazienti, visto che sempre un malato desidera e chiede quel che nuoce? E’ per questo che somministra ed impone [loro], anche se non vogliono, ora il ferro, ora il fuoco, ora amare pozioni così che comprendano i sani la cura che avrebbero potuto sperimentare da malati. E se l’uomo non bada alle ingiurie, non fa caso alle maledizioni pur di tirare da parte sua vita e salute a quanti siano colpiti da malattie, quanto più Cristo, medico di divina bontà, restituisce alla salute gli infermi, i sofferenti del delitio dei peccati e dei delitti, anche se son contrari e recalcitrano?
       Magari volessimo, fratelli, magari volessimo tutti renderci ben conto della paralisi del nostro spirito! Vedremmo l’anima nostra, spogliata delle virtù, distesa sul giaciglio dei vizi; ci apparirebbe chiaro che Cristo, mentre guarda ogni giorno ai nostri nocivi desideri, ci attira e ci sollecita, anche se riluttanti, a salutari rimedi.
       "Figlio", dice, "ti sono rimessi i tuoi peccati (ibid.)." Dicendo questo, voleva esser riconosciuto Dio, quale ancora non appariva agli occhi umani a causa della [sua] umanità. Per le facoltà ed i miracoli, infatti, era paragonato ai profeti, i quali, da parte loro, per mezzo di lui avevano compiuto prodigi; il rimettete i peccati, invece, dato che non spetta all’uomo e costituisce segno distintivo della divinità, ai cuori degli uomini lo dimostrava Dio.
       Lo prova il livore dei farisei; infatti quando ebbe detto: "Ti sono rimessi i tuoi peccati, risposero i farisei: "Costui bestemmia: chi infatti può rimettere i peccati, se non Dio solo?" (Mt 9,3).
       Fariseo, che sapendo ignori, confessando neghi, quando testimoni smentisci: se è Dio che rimette i peccati, perché Cristo non è Dio per te, lui che, è dimostrato, ha tolto i peccati di tutto il mondo per opera della sua sola misericordia?
       "Ecco", dice, "l’agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo" (Gv 1,29). Perché poi tu possa ricevere maggiori prove della sua divinità, ascolta come ha penetrato l’intimo del tuo cuore, guarda come ha attraversato le tenebre dei tuoi pensieri, comprendi come ha messo a nudo i taciti disegni del tuo animo.
       "Ed avendo visto", dice, "Gesù i loro pensieri, disse loro: Che cosa pensate di male nei vostri cuori? Cos’è più facile dire: ti sono rimessi i tuoi peccati, oppure dire: Alzati e cammina? E perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di rimettere i peccati, disse al paralitico: Alzati, prendi il tuo letto e vattene a casa tua. E quello si alzò e se ne andò a casa sua" (Mt 9,4-7)
       Scrutatore delle anime, ha prevenuto i maligni disegni delle menti ed ha dimostrato con la testimonianza delle opere la potenza della sua divinità, assestando le membra di un corpo deforme, tendendo i nervi, congiungendo le ossa, sistemando gli organi, confermando gli arti e destando alla corsa i passi, ormai sepolti in un cadavere vivente.
       "Prendi il tuo letto" (Mt 9,6), cioè porta quello che portava [te], scambia il carico, in maniera che quella che è la prova dell’infermità sia testimonianza di guarigione, il letto del tuo dolore sia segno della mia cura, la gravità del peso attesti la grandezza della forza riacquistata.
       (San Pier Crisologo, Sermo, 50, 3-6)

 http://www.episcopia-italiei.it/diocesioortodossa/wwwroot/merinde/2016/VI%20DOMENICA%20DOPO%20LA%20PENTECOSTE.pdf

 http://www.ildialogo.org/esegesi/esegesi23022003.htm